(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 13 nov. - Anche oggi morire per allergia si può, come dimostrano i recenti e tragici fatti di cronaca. In pochi minuti una puntura d'insetto piuttosto che un cibo "vietato" o un farmaco possono mettere a rischio la vita. "Nei bambini la causa di anafillassi è riconducibile per oltre la metà dei casi ad allergia alimentare. Occorre prestare molta attenzione ai campanelli d'allarme dello shock riconducibili nella maggior parte dei casi alla comparsa di orticaria angioedema associata a sintomi respiratori (ad esempio dispnea, broncospasmo, stridore, ipossia) o cardiovascolari (ad esempio ipotensione, collasso) oppure alla comparsa di sintomi in due o più distretti come quello cutaneo (ad esempio prurito, eritema, pomfi), respiratorio, cardiovascolare e gastrointestinale (ad esempio dolori addominali crampiformi, vomito) oppure dalla comparsa di sola ipotensione. In tali casi occorre iniettare il prima possibile adrenalina per via intramuscolo, poiché lo shock evolve rapidamente e il più delle volte dei casi non si arriva neanche in tempo al pronto soccorso". A spiegarlo è Roberto Bernardini, presidente della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip).
"Le morti da shock anafilattico riportano all'attenzione il problema alquanto diffuso delle allergie (la rinocongiuntivite allergica è presente nel 6,6% nei bambini di sei-sette anni di età e del 17,4% nei bambini di 13-14 anni; l'asma bronchiale è presente nell'8,4% nei bambini di sei-sette anni e del 9,5% negli adolescenti di 13-14 anni; l'allergia alimentare nel 6% dei bambini) che non va affatto sottovalutato e sottostimato, se ancora oggi per allergia si continua a morire". Ecco perché "occorrerebbe sviluppare una maggiore cultura e consapevolezza nella popolazione sul problema delle allergie anche attraverso campagne di comunicazione dedicate con le istituzioni". Ma non solo. "Occorre tenere alta l'asticella sulla inutilità di alcuni test per le allergie, poiché privi di qualunque validità scientifica, e che provocano diagnosi errate e quindi un numero esponenziale di finti allergici, tutto questo a discapito di loro stessi". Può succedere, infatti, che siano sottoposti a diete inutili con conseguenze alterazioni nutrizionali, a terapie mediche inutili con spreco di denari pubblici con comparsa di effetti collaterali dovuti a farmaci usati impropriamente. "Per questo consiglio sempre alle mamme di rivolgersi in caso di sospetta allergia del loro bambino a centri e pediatri specialisti nel settore ed altamente qualificati che confermeranno o meno tale sospetto prescrivendo poi la corretta terapia farmacologica e la corretta dieta con un monitoraggio accurato del quadro allergico", conclude Bernardini.
(Wel/ Dire)