(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 mar. - In Italia il numero dei casi di tubercolosi "notificati ogni anno oscilla tra i 4 mila e i 5 mila, il 10-15% dei quali riguarda bambini e ragazzi. Le forme farmaco resistenti nel nostro Paese rappresentano un problema marginale (poche centinaia di casi tra gli adulti e di circa 10-20 casi tra i bambini), tuttavia il numero e' in aumento. Nel resto del mondo, come ad esempio la vicina Ucraina o il Sudafrica, dove si sfiorano percentuali che vanno dal 50 al 70%, il fenomeno assume i contorni di una vera e propria emergenza sanitaria. Nelle persone affette dalla forma resistente ai farmaci, le medicine comunemente usate nella cura della tubercolosi non funzionano, pertanto per guarire e' necessario ricorrere ad altre terapie piu' costose e con maggiori effetti collaterali". Ad affermarlo e' l'Ospedale pediatrico Bambino Gesu', che oggi partecipa alla giornata mondiale di lotta contro la tubercolosi con un convegno ad hoc che riunisce pediatri ed esperti infettivologi.
"È una delle malattie infettive piu' diffuse al mondo, eppure tra le piu' sottovalutate. E mentre diminuisce il tasso di mortalita'- prosegue l'Ospedale pediatrico- negli ultimi anni aumenta la casistica delle forme resistenti ai farmaci. Secondo gli ultimi dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanita', nel 2013 ha mietuto un milione e mezzo di vittime su 9 milioni di malati". Laura Lancella, dottoressa dell'Alta Specializzazione in Tubercolosi pediatrica del Bambino Gesu', aggiunge: "Con le resistenze alcuni tra i farmaci piu' comunemente utilizzati finora perdono di gran lunga efficacia. Inoltre, prima si riteneva vi fosse un unico microbatterio, un solo germe da affrontare. Adesso, invece, sappiamo che ce ne sono diversi e possiamo identificarli grazie alle nuove tecnologie".
In Italia sono presenti "laboratori in grado di individuare, con tecniche rapide, i ceppi di microbatteri resistenti alle usuali terapie antitubercolari cosi' da approntare una cura mirata. Nel prossimo futuro- prosegue Lancella- di queste forme multi-resistenti ne avremo ancora di piu' ed ecco perche' non dobbiamo abbassare la soglia dell'attenzione. Nella Tbc tradizionale, in caso di adeguato trattamento abbiamo una guarigione che riguarda il 95 e il 99 per cento dei casi, ma nelle forme multiresistenti le statistiche scendono addirittura al 50 per cento".
I bambini si ammalano di tubercolosi, ma non sono contagiosi. La tubercolosi e', infatti, una malattia che puo' essere trasmessa solo da un adulto: per essere contagiosi si deve essere malati di una forma 'polmonare cavitaria aperta', ovvero deve essere presente nel polmone una cavita' che contiene i bacilli di Koch (responsabili della malattia) in contatto con le vie aeree (i bronchi). "I bambini- spiega Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e Malattie infettive del Bambino Gesu'- non avendo forme cavitarie aperte come l'adulto, non possono essere contagiosi, ma possono essere infettati. Anzi, essendo immunologicamente immaturi, sono particolarmente suscettibili alla malattia che puo' svilupparsi anche in forme particolarmente gravi che coinvolgono, oltre ai polmoni, anche il sistema nervoso e le ossa".
Tra coloro che entrano in contatto con il germe responsabile della tubercolosi, in molti si infettano, ma solo una piccola parte - in media il 10% - sviluppa i sintomi e i segni della malattia. Nei bambini piccoli i sintomi piu' evidenti sono inappetenza, tosse e febbre.
Per prevenire la tubercolosi "esiste una sorta di vaccino che tuttavia non protegge al 100% dall'infezione. A differenza di altri Paesi, in Italia questo vaccino non e' obbligatorio e viene somministrato solo ad alcune categorie professionali.
All'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu' nell'ultimo decennio e' stata registrata una media annuale di 25-30 ricoveri di bambini con tubercolosi. Quando si presenta un caso di tubercolosi- si legge nel comunicato- scatta immediatamente la segnalazione alla Asl di appartenenza e quindi l'adozione di tutte le misure di sanita' pubblica previste dal protocollo: test sulle persone che sono venute in contatto con la persona malata, analisi del sangue, profilassi".
Villani conclude: "Individuare un bambino malato di tubercolosi rappresenta un evento sentinella che indica un probabile focolaio tra gli adulti che lo circondano. Parlando, cantando, tossendo, un malato di tubercolosi puo' infettare tutti coloro che gli sono vicini in un raggio di 1,5-2 metri. È quindi sempre molto importante identificare la fonte del contagio perche' se non viene riconosciuta e curata puo' diffondere la malattia con estrema facilita'. Tutti coloro che entrano in contatto con un malato contagioso devono essere sottoposti a controlli per stabilire se c'e' stata infezione o malattia. In particolare i bambini, soprattutto se di eta' inferiore ai 5 anni. La tubercolosi si puo' curare con un mix di 3 o 4 farmaci, ma la terapia va assunta per almeno 6 mesi. È quindi molto importante seguire attentamente l'iter terapeutico".
(Wel/ Dire)