(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 6 mar. - Clelia ha 21 anni, vive a Mirano (Ve) e sogna di diventare un "dottor Clown". Sabato scorso ha partecipato al primo incontro formativo e tra due giorni ci sara' il prossimo. Aveva quattro anni, Clelia, quando le e' stata diagnosticata una forma di autismo: poco dopo, racconta, "ho iniziato varie terapie come logopedia, psicomotricita', musicoterapia e ippoterapia. Ho fatto terapia fino a 17 anni, in vari posti. L'ultimo anno, al Bosisio Parini di Como. Oggi, non faccio piu' terapia, ma sono sotto psicofarmaci, che mi tengono calma e serena. Perche' prima di prenderli, ero molto nervosa e alzavo spesso le mani".
Clelia e' la prima di cinque figli: "Ho una sorella di 18 anni e tre fratelli: uno di 16, uno di 14 e uno di 9. Sono attaccato soprattutto al piu' piccolo, perche' quando era piccolo me lo davano sempre in braccio e con me si calmava ed era contento". Ed e' lo stesso con i bambini che Clelia incontra, qualche volte, come animatrice nelle corsie d'ospedale, o dei centri estivi. "I bambini sono la mia medicina, io mi sento a mio agio con loro e ci sono alcuni che si divertono molto di piu' con me che con gli altri. Al centro estivo, alcuni cercavano proprio me, anche quando dovevano togliere un dentino da dover togliere: allora portavo il bimbo in bagno e con un fazzoletto e con tanta calma gli toglievo il dente. Poi il bambino si ripuliva la bocca con l'acqua e dopo portava a casa il dentino, per metterlo sotto il cuscino".
L'idea di diventare "dottor Clown" e' nata quando Clelia frequentava la scuola media. "Sono andata all'ospedale per una crisi di panico e sono stata li' dentro per 10 giorni. Venivano i dottori Clown a farci sorridere e da quel momento mi sono decisa ad aiutare il prossimo piu' bisognoso e meno fortunato di me".
Dopo aver fatto qualche esperienza come animatrice in corsia, Clelia ha cosi' deciso di "diventare per sempre un dottor clown": ha iniziato a frequentare il corso, che consiste in 5 incontri e tre mesi di tirocinio. "poi ci sara' l'esame finale - spiega - e se lo superero', saro' volontaria e clown a vita. Anche mia mamma e' felice, perche' cosi' ho uno scopo nella vita, invece di starmene a casa senza far niente".
- Clelia ha finito la scuola nel 2013, "sono uscita con 98 su 100: ho studiato cinque anni ceramica, ma al 5° anno mi sono ritirata: sono stati cinque anni orribili, perche' nessuno aiutava l'altro. Sono rientrata dopo e ho studiato decorazione del marmo: nella nuova classe, mi sono trovata bene". Oggi, aiuta il papa' in vetreria, mentre coltiva il suo sogno di aiutare i bambini in ospedale a sorridere. "Al corso - racconta - ci stanno insegnando a scoprire noi stessi e aver fiducia negli altri. E anche a far divertire i bambini senza dover parlare di cose brutte, ma solo renderli felici". L'autismo, per Clelia, non pare proprio essere un ostacolo: "ho difficolta' a relazionarmi con gli altri, ma non con tutti. E riesco a comunicare abbastanza bene, un po' con la scrittura facilitata, un po' verbalmente. A dire la verita' - continua Clelia - il mio autismo non mi rende mai le cose difficili, anche se non penso di esserne uscita. Ma so quali sono i miei limiti, che devo smettere di arrabbiarmi per niente e che devo accettare gli scherzi, ma a volte non riesco proprio a capirli e a sopportarli". Gli scherzi, pero', quelli che fanno ridere, a Clelia piacciono. E per questo, sara' presto un dottore-clown. A vita.
(Wel/ Dire)