MINORI. Bullismo, Castelbianco: Non scusare gli autori
"No più stupiti da episodi, bullo ridicolizzato non ripeterà gesto"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 29 mag. - Sostenere le vittime di bullismo "dimostrando che non siamo stati indifferenti", aiutare i ragazzi colpevoli di atti di bullismo, anche usando le loro stesse 'armi', evitando di giustificarli, di scusarli. Anche perchè altrimenti "tenderebbero a ripetersi". Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia, intervenuto a '1 Mattina' su Rai1, torna così sulla vicenda della tredicenne disabile aggredita, nei giorni scorsi, verbalmente e poi addirittura presa a sassate da un gruppo di bulli suoi coetanei, a Milano. Un fatto, l'ennesimo, che va ad aggiungersi ad altri. Aggressioni simili, forse, ormai non fanno più notizia: "Purtroppo non ci stupiamo più- spiega Castelbianco- Accade talmente tanto in tutta Italia, a tante età, e dobbiamo preoccuparci". Ma non solo: "Dobbiamo porci due domande: 'perché?' e 'cosa si può fare?'". Uno dei problemi è che "non passa l'indignazione, non c'è sollevazione popolare, sgomento: passa 'sono ragazzi, dobbiamo capirli' e questo è drammatico". Come intervenire? "A proposito del 'cosa fare', è una domanda che ci siamo posti tutti, credo che la cosa più semplice sia che i ragazzi vadano tutta l'estate ad aiutare in un centro 'pro handicap' della loro zona e che il sabato e la domenica un genitore li accompagnasse. È l'unico sistema affinché il genitore ricordi che quello che fa il figlio è una sua responsabilità e non è solo della società".
Sul rischio che un fatto del genere possa influire sul recupero della piccola disabile, per Castelbianco "tutte queste cose feriscono e lasciano tracce. Ma per recuperare, la domanda da farsi è 'Quale rete sociale, di apporto e sostegno verrà data alla bimba?'". È importante attivarsi "per mostrarle che viene aiutata e sostenuta, farle vedere che non siamo stati indifferenti e che i colpevoli subiscono una punizione che deve essere fatta conoscere ai coetanei. Se coetanei e genitori non lo sanno, la punizione è nulla. Andare in un centro pro handicap tutta l'estate invece di andare al mare, significherebbe farlo sapere. Chiedo: chi dei due è lo sfigato? La bimba che ha preso le sassate o quello che passa 4 mesi nel centro? La volta dopo gli altri avranno timore di fare una stupidaggine del genere".
Infine, tornando agli autori di certi gesti, Castelbianco pone due questioni: "Perché il singolo cerca il gruppo per agire? E questo modo di agire è diffuso o è solo nei luoghi più difficili? E' ovunque, è sparpagliato". Per quanto riguarda la violenza e il gruppo, questa è cercata "come forma di divertimento e questo è un guaio. Questi ragazzi non dobbiamo scusarli ma dobbiamo a aiutarli a rientrare nella norma e dobbiamo farlo con le loro armi, cioè il ridicolo. Un ragazzo reso ridicolo non lo fa più, invece chi è galvanizzato e scusato, tende a ripetersi".
(Wel/ Dire)
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