Ruo: Non può essere combattuta solo con aumenti di pena
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 10 lug. - "Una piaga dalle mille sfaccettature che non può essere combattuta solo con aumenti di pena. Serve una politica che incentivi maggiormente il Welfare, con interventi mirati a sostegno dei servizi per la famiglia, ed interventi educativi nelle scuole". Lo ribadisce Maria Giovanna Ruo, presidente nazionale della Camera nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni (Cammino), audita dalla commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza il 7 luglio nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile.
Ruo ha illustrato la fenomenologia di una piaga dai mille volti e dalle mille sfaccettature: "Secondo la nostra esperienza di avvocati delle relazioni familiari, ma anche tutori e curatori di minorenni, il fenomeno della prostituzione minorile va più correttamente declinato al plurale: le prostituzioni minorili. Si tratta, infatti, di situazioni che presentano diverse sfaccettature con caratteristiche differenti che pretendono una diversa considerazione sul piano pedagogico, sociologico, giuridico e le diverse soluzioni prospettabili non necessariamente coincidono." Sono sostanzialmente tre, secondo il presidente di Cammino, "gli ambienti dove la prostituzione minorile si diffonde maggiormente: quelli di grave povertà culturale ed economica in cui l'assenza dello stato di welfare con interventi di sostegno ed aiuto - anche economico - costituisce terreno fertile per l'insorgere e il diffondersi del fenomeno; ambienti di povertà culturale e di benessere economico, dove la prostituzione minorile si diffonde anche attraverso gli strumenti della rete, e vede adolescenti di ambo i sessi, prostituirsi 'per noia' senza un'obiettiva necessità, quasi fosse una tappa della normale trasgressività adolescenziale; infine il fenomeno riguarda minorenni migranti, 'importati' dalla criminalità organizzata, tenuti in stato di schiavitù perché privati spesso sia dei documenti personali sia dei contatti e legami con persone della stessa etnia e nazionalità, con famiglie tenute sotto ricatto dalle stesse organizzazioni criminali e loro stesse ricattate con la minaccia della conoscenza della loro attività da parte delle loro famiglie e dell'ambiente di provenienza".
Si tratta in ogni caso di situazioni "spesso sommerse per vergogna, per difficoltà di rilevazione, per eterogeneità della fenomenologia. Non si rinvengono studi statistici scientifici, ma piuttosto inchieste giornalistiche legate allo scomposto emergere del fenomeno per episodi di cronaca. Se mancano i dati certi- afferma l'associazione Cammino- anche le indicazioni di rimedi non possono essere che approssimate e insufficienti".
Ma quali sono le soluzioni per arginare il problema? "Certo, gli interventi legislativi sul piano penale, come l'inasprimento delle pene per gli autori del reato non risultano sufficienti.
L'inasprimento delle pene- precisa Ruo- può avere un limitato valore dissuasivo. Gli interventi più efficaci, per quanto riguarda la popolazione minorenne interessata appartenente a fasce non svantaggiate, sono l'educazione al rispetto del proprio corpo e della propria dignità, evidentemente andato perduto nella caduta verticale di valori che caratterizza per alcuni aspetti la società attuale, la sensibilizzazione a una scala valoriale più autentica, il sostegno alla genitorialità, ma anche il potenziamento di interventi pedagogici incisivi nelle scuole e nei punti di ritrovo dei ragazzi, tanto più quando sono minorenni gli autori di sfruttamento della prostituzione minorile, come talvolta accade".
Per quanto concerne invece la prostituzione minorile indotta da povertà culturale, economica e ambientale, la presidente di Cammino sottolinea nella relazione finale dell'Audizione davanti alla commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza che "sono gli interventi di welfare quelli che possono essere più efficaci ed incisivi". Essenziale è in ogni caso l'intervento di sostegno, riqualificazione e potenziamento sulla genitorialità. Il contrasto alla prostituzione dei minorenni stranieri agita dalla criminalità non può avvenire se non attraverso una salda collaborazione tra welfare, terzo settore, forza pubblica. DDA presso le Corti di Appello, con il coinvolgimento anche della commissione parlamentare Antimafia; con interventi di potenziamento di servizi di riabilitazione sociale e psicologica e programmi efficaci di inserimento e integrazione che coinvolgano anche i tutori (molto spesso avvocati)- conclude- lasciati spesso soli dalle istituzioni, per i quali ci sentiamo in dovere anche di lanciare un grido di allarme".
(Wel/ Dire)