(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 26 giu. - Aiutare i minori che hanno commesso reati partendo dalle famiglie. E' il progetto "Family Roots: la famiglia di fronte al reato", organizzato dal Dipartimento per le Politiche della famiglia e dal Dipartimento per la Giustizia minorile. L'iniziativa, presentata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha l'obiettivo di non lasciare soli i genitori nel processo di rieducazione dei loro figli. Attraverso laboratori e incontri settimanali, si cerca di recuperare un rapporto interrotto dopo la reclusione del minore.
"Dobbiamo recuperare chi sbaglia e non possiamo farlo senza l'appoggio di una rete familiare", ha affermato Cosimo Ferri, sottosegretario del Ministero della Giustizia. "Col tempo abbiamo capito che non basta puntare sulle misure alternative o sui percorsi di riconciliazione con la vittima. Il minore per costruire il suo futuro ha bisogno di punti di riferimenti, per questo dobbiamo coinvolgere le famiglie e i servizi sociali: e' questa la nuova sfida che abbiamo di fronte. Molti ragazzi prendono una strada sbagliata perche' vengono da contesti fragili che non li hanno educati alla legalita'". Il progetto si articola in una serie di incontri tra detenuti, parenti e psicologi negli istituti minorili di tutta Italia. Attraverso attivita' comuni e momenti di confronto, si cerca di costruire un percorso di vita alternativo in vista della scarcerazione del minore.
Durante la presentazione, e' stato trasmesso un video con le interviste alle famiglie convolte nell'iniziativa. Lydia, la mamma di un ragazzo detenuto, racconta: "All'inizio ero arrabbiata con me stessa, pensavo che fosse stata colpa mia.
Parlando con operatori e psicologi ho capito che potevamo iniziare una nuova vita insieme. E' stato un lavoro lungo e difficile ma alla fine ci ha fortificati". Si punta anche a ricostruire un rapporto affettivo interrotto dopo la reclusione del minore, come afferma una operatrice: "Attraverso il dialogo e il confronto, i ragazzi hanno smesso di sentirsi giudicati dai loro familiari, acquistano fiducia in loro stessi". Antonella, mamma di Gabriele, dice sicura: "I nostri figli ce la possano fare, basta non abbandonarli, nonostante gli errori fatti". Una volta uscito dal carcere, il minore non si sente piu' abbandonato a se stesso, sa che c'e' una famiglia che lo aspetta e che lo aiutera' a non ricadere negli stessi errori, come spiega Francesco Belletti del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari: "Non bisogna considerare i detenuti come un vuoto a perdere. Sia le vittime che i colpevoli sono nostri figli.
Lavorare con le famiglie si puo': giustizia e perdono devono andare di pari passo". D'accordo anche Isabella Mastropasqua, dirigente del Dipartimento per la Giustizia Minorile: "Prima si pensava solo ai minori detenuti e i loro genitori restavano soli a gestire una situazione difficile", ha affermato, "creare una rete di supporto formata da operatori del settore e' l'unico modo per rendere piu' efficace l'azione rieducativa ed evitare fenomeni di recidiva".
(Wel/ Dire)