(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 26 giu. - "La poverta' dei bambini e delle bambine riguarda indistintamente i paesi ricchi, nei quali e' cresciuta negli ultimi anni, e quelli poveri". Lo afferma WeWorld Index 2015, il primo rapporto sulla condizione di bambine, bambini, adolescenti e donne nel mondo, presentato alla Farnesina da WeWorld Onlus.
Attraverso la misurazione di 34 indicatori e' stato stabilito il valore dell'inclusione sociale in 167 nazioni. "Si tratta di un indice sintetico che, partendo dalla condizione di donne e bambini che rappresentano il 70 per cento della popolazione mondiale puo' aiutare a individuare le politiche di sviluppo piu' idonee sia nei paesi meno avanzati, che in quelli industrializzati".
Un aspetto innovativo del nuovo indice e' la considerazione dell'interdipendenza tra le condizione di vita di donne e bambini: specifici indicatori riguardano entrambe le categorie. Il rapporto evidenzia che proprio nei paesi che hanno avuto una crescita economica e' stata riscontrata un'aumentata poverta' dei bambini che "sembra essere strettamente collegata all'aumento di famiglie in cui e' presente solo la madre". "Le ragioni- continua lo studio- sarebbero da ricondurre all'assenza di politiche di sostegno alla genitorialita' e alla scarsa presenza delle donne nel mercato del lavoro, in particolare quelle con un basso livello di istruzione".
WeWorld Index 2015 presta una specifica attenzione al benessere di bambine, bambini, adolescenti e donne, partendo dall'assunto che il progresso di una societa' dovrebbe essere misurato attraverso indicatori sociali, oltre che economici.
L'indice di inclusione sociale analizza tutte le dimensioni del sociale: sanitaria, educativa, lavorativa, culturale, informativa, di sicurezza, ambientale. L'esclusione viene misurata attraverso la disoccupazione, l'accesso all'istruzione e ai servizi sanitari, le condizioni abitative la sicurezza personale e collettiva.
"Abbiamo dato importanza ad aspetti che incidono profondamente sulle possibilita' di vita di una persona indipendentemente dalla ricchezza di un Paese, - dichiara Marco Chiesara, Presidente di WeWorld - perche' vivere in un contesto con un tasso di omicidi alto o in una nazione che ha subito conflitti ha ricadute profonde sul tessuto sociale. Tuttavia, sottolinea Chiesara, "alcune delle principali cause di esclusione non vengono mai prese in considerazione".
Sono 102 su 167 i paesi che non raggiungono un livello di inclusione nemmeno sufficiente. I paesi africani nell'indice si trovano tutti dopo l'82° posizione (Ruanda). Qui molto spesso a mancare e' l'accesso ai servizi di base: acqua potabile, educazione, salute. Molti Paesi, soprattutto Nord Africa e Medio Oriente, sono penalizzati per mancanza di politiche di genere. Le donne in questi Paesi sono infatti svantaggiate o esplicitamente discriminate. Stesso discorso si puo' fare per l'Asia Meridionale dove quasi tutti gli indicatori inerenti l'inclusione di donne e bambini mostrano pessimi risultati (salute, educazione, lavoro minorile). In questi paesi si aggiunge il permanere di forti stereotipi maschili che tendono a svilire il ruolo della donna.
(Wel/ Dire)