MINORI. Centri estivi, a Roma da 30 a 150 euro a settimana
Il Comune non si occupa più del servizio, che passa ai Municipi
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 5 giu. - "Il comune da qualche anno non si occupa piu' di centri estivi": cosi' risponde l'assessorato capitolino competente, quando cerchiamo di raccogliere informazioni su questo servizio che, di anno in anno, diventa piu' essenziale per le famiglie. Ora, insomma, in un'ottica di decentramento che sta investendo molti settori dell'amministrazione cittadina, la "palla" e' passata ai municipi,: che se la giocano, come spesso accade, ciascuno come puo'. O come vuole. Con il risultato che l'abusata espressione "a macchia di leopardo" e' l'unica in grado di descrivere la situazione dei cosiddetti "centri estivi ricreativi".
Cosi', a Roma ci sono municipi "virtuosi", con cittadini "fortunati", in cui il servizio e' in parte finanziato con fondi dell'amministrazione, che servono ad alleggerire la spesa per le famiglie: per dirla in cifre, qui una settimana di centro ricreativo estivo a tempo pieno costa circa 30 euro, con agevolazioni per secondi figli e successivi e una quota di posti riservata a bambini con disabilita' e a casi segnalati dai servizi sociali territoriali. Le procedure e le modalita' di assegnazione possono essere il bando, oppure l'albo degli enti accreditati, o la "trattativa negoziata", ma il risultato e' piu' o meno le stesso: in un certo numero di strutture - scolastiche o private - vengono attivati centri gestiti dall'ente aggiudicatario, che grazie al contributo finanziario del municipio puo' "calmierare" i costi del servizio per le famiglie.
Alcuni municipi, come il IX, si attengono alla somma di 38,74 euro stabilita dall'amministrazione con apposita deliberazione dell'assemblea capitolina riguardante la determinazione delle tariffe e i tassi di copertura del costo di gestione dei servizi a domanda individuale. Tra gli altri municipi "virtuosi", che quest'anno spenderanno qualche soldo per rendere questo servizio accessibile (soprattutto economicamente ma non solo) alle famiglie del territorio, vanno annoverati almeno il II, il XV e il VII: quest'ultimo, addirittura, offre un servizio simile in occasione delle vacanze natalizie e pasquali, affidandolo ad associazioni regolarmente iscritte nell'apposito albo, che nel disciplinare di servizio, si impegnano, tra l'altro, ad applicare tariffe "regolamentate". Anche il municipio XI, ha previsto la realizzazione di attivita' integrative extrascolastiche dal 1 al 17 luglio 2015, per 250 bambini di eta' compresa tra i tre e gli undici anni, suddivisi presso cinque scuole dell'infanzia: la quota e' di 60 euro per l'intero turno, ovvero meno di 30 euro a settimana.
Le formule, comunque, sono tante e diverse: in gran parte dipende dal bilancio municipale sia la possibilita' di attivare il servizio, sia la modalita' in cui attivarlo. In generale, pero', si puo' concludere che, laddove un'iniziativa municipale ci sia, i costi per le famiglie si aggirano in media intorno ai 30 euro a settimana. E anche la qualita' e la sicurezza del servizio sono, nella maggior parte dei casi, regolamentati nel disciplinare di gara, dove sono indicati rapporto educatori-bambini, caratteristiche degli spazi e misure previste per bambini con disagio o difficolta'.
Esistono poi formule piu' "leggere", per cosi' dire, in cui il municipio emana un avviso pubblico per la gestione del servizio, che in questo caso assume pero' denominazioni diverse: come le "Vacanze a scuola" del municipio V, presso le strutture scolastiche del territorio. Il bando e' rivolto ad associazioni accreditate e iscritte all'apposito albo, ma non fissa dei limiti relativi al costo che le famiglie dovranno sopportare: il contributo finanziario dell'amministrazione e' in questo caso destinato soprattutto ai bambini con disabilita' o segnalati dai servizi sociali e, solo in parte, ai pasti giornalieri di tutti gli altri. Tra le esperienze da segnalare, c'e' quella, innovativa, del XIII municipio, che quest'estate lascera' aperte le aule delle scuole dell'infanzia, mettendole a disposizione di associazioni che potranno utilizzarle per corsi e laboratori, diretti principalmente a bambini, ma anche ad adulti. Il tutto, promette il municipio, "a costi ridotti e accessibili".
Cosa accade, invece, nei municipi che non hanno o non investono risorse per l'attivazione di questo servizio? E' difficile dire quali esattamente siano, perche' qualcuno sta ancora lavorando per mettere a disposizione una forma di centro ricreativo per i bambini del territorio. Sta di fatto che i municipi non sono tenuti ad erogare il servizio, che non e' considerato "obbligatorio". In molti casi, i soldi non ci sono, o si sceglie di non destinarli a questo scopo: il municipio puo' allora limitarsi a mettere a disposizione i locali di alcuni plessi scolastici, oppure a coprire i costi per i bambini con disabilita', o assistiti dai servizi sociali. Oppure, puo' decidere di non attivare affatto questo servizio, lasciando che siano i "privati" a rispondere alla domanda - sempre piu' massiccia - delle famiglie. Laddove pero' manca il contributo economico dell'amministrazione comunale, i prezzi lievitano: un centro estivo privato puo' costare da un minimo di 50 euro a settimana (generalmente pasto escluso) fino a oltre 150 euro.
E in molti municipi per una famiglia e' impossibile spendere, nella migliore delle ipotesi, meno di 60 euro a settimana per le "vacanze scolastiche del figlio": che diventano 120, o poco meno, quando i figli sono due. Una realta' con cui si troveranno a fare i conti molto presto - l'8 giugno, per l'esattezza - tutti coloro che hanno i bambini alla scuola elementare, un po' piu' tardi - 26 giugno - chi li ha ancora alla scuola materna. Le vacanze scolastiche dei figli porteranno via quindi, a queste famiglie, una parte significativa di uno stipendio che, naturalmente, in molti casi e' precario, o pesantemente ridotto da esperienze sempre piu' comuni, come la cassa integrazione. Il venir meno, negli ultimi anni, di un impegno o almeno di un indirizzo a livello centrale rischia quindi di innescare una vera e propria emergenza sociale, con famiglie costrette a trovare una sistemazione per i propri figli durante le lunghe vacanze scolastiche, ma in seria difficolta' nel far fronte all'impegno economico che questo comporta.
(Wel/ Dire)
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