(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 5 giu. - "Un fenomeno tutt'altro che isolato e, in alcune circostanze, è quasi sempre la noia e la voglia di trasgredire che caratterizzano comportamenti resi ancora più possibili dall'abbassamento della percezione del rischio, fatto tipico tra i minori e che l'alcol amplifica. È da notare che in coma etilico un minore non ci va per una quantità industriale di alcol, non avendo la capacità di metabolizzare la bevanda alcolica che consuma. Motivo per il quale l'alcol assorbito circola immodificato nell'organismo e raggiunge il cervello determinando, secondo modalità che sono differenti rispetto ad un adulto, un dato d'intossicazione acuta che troppo facilmente può evolvere in un coma etilico". Lo dice Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto superiore di Sanità (Iss), commentando la notizia riportata da il gazzettino.it su una tredicenne finita in coma etilico a Pordenone nel giorno della Festa della Repubblica.
Tutto è successo martedì pomeriggio. La ragazza era con degli amici al parco di via Brusafiera, e con loro "i bottiglioni di vino portati da casa". Perde conoscenza e viene lasciata sola: "È in coma etilico e- scrive il gazzettino.it- anziché starle accanto, gli amici con cui è uscita scappano". A salvarla saranno "alcuni adulti che hanno assistito alla scena e chiamano la sala operativa del 118".
Il direttore dell'Osservatorio continua: "Nel caso della ragazza la bevanda consumata era quella presente a casa, il vino. Ma nei fatti tutte le bevande alcoliche, a partire dalla birra e dai cocktail superalcolici, minacciano quotidianamente la salute di oltre 700 mila giovani in tutta Italia al di sotto dell'età minima legale dei 18 anni. Età- ricorda il medico- in cui nessun adulto dovrebbe vendere, somministrare o comunque mettere nelle disponibilità di un minore qualunque tipo e qualunque quantità di bevanda alcolica. La sfida per gli adulti- precisa l'esperto- è quella di riuscire a svalorizzare il senso di un comportamento determinato sostanzialmente dal valore d'uso della sostanza psicoattiva più diffusa nella società. Sottrarre i minori fino ad una età di 18-21 anni - quando matura sia la capacità di metabolizzare l'alcol, sia le strutture celebrali che caratterizzano l'individuo come razionale - è una priorità non solo sanitaria ma soprattutto sociale e a cui tutti, a partire dalle istituzioni, dalle famiglie e da chi dispensa gli alcolici nei luoghi di aggregazione giovanile, sono chiamati a contribuire".
In Italia esistono "contesti in cui questi fenomeni sono più incidenti, in cui ambienti familiari e sociali normalizzano maggiormente il consumo di alcol da parte dei minori a partire dall'abilitazione al consumo precoce all'interno della famiglia. È chiaro che il problema si pone in tutte le situazioni in cui i giovani si trovano a gestire, spesso senza averne la capacità, situazioni e contesti che sono imposti dal 'mercato' e dalle logiche che vorrebbero chi non beve come persona da escludere dal gruppo. La verità è l'esatto contrario- conclude Scafato- solo chi non beve mantiene il controllo di se stesso e rischia meno".
Per sensibilizzare e informare tutti i giovani italiani sui rischi e gli effetti prodotti dal consumo e dall'abuso di alcol, riparte la campagna 'Non perderti in un bicchiere' di Diregiovani.it, in collaborazione con il ministero della Salute e l'Iss.
Il portale dedicato al mondo dell'adolescenza realizzerà quindi nell'anno scolastico 2015-2016 una campagna di informazione e prevenzione a livello nazionale indirizzata ai ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 19 anni.
Accanto alle attività di prevenzione e sostegno veicolate sul web e la promozione della partecipazione attiva dei giovani alla campagna, saranno realizzati incontri informativi nelle scuole di tutta Italia, interviste ad esperti, video servizi e azioni di ricerca sul campo, con la somministrazione di un questionario conoscitivo per approfondire il livello di informazione e i 'falsi miti' che gli adolescenti hanno sui possibili effetti dell'alcol.
(Wel/ Dire)