(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 20 feb. - I libri, i quaderni e le penne non bastano piu' per imparare le scienze, la matematica e l'italiano. Adesso servono anche rastrello, zappa e semi da piantare. Cosi' i bambini che coltivano un orto a scuola diventano piu' svegli e curiosi. A dirlo e' l'associazione Slow Food che ha messo a confronto le risposte date a un questionario sottoposto ad alcuni alunni delle elementari e medie che coltivano un orto, con quelle dei bambini che non lo fanno.
L'idea di mettere banchi e cattedra tra i campi e' nata nel 2004 quando l'associazione ha realizzato il progetto "Orto in condotta" coinvolgendo scuole primarie e dell'infanzia. Oggi, a 10 anni di distanza, sono 507 le agriscuole presenti in tutt'Italia, con un trend in crescita, dato che sempre piu' genitori preferiscono che i loro figli imparino a conoscere l'ambiente e a rispettarlo.
Spiegare come si pianta un seme, come si zappa il terreno, quando si coglie un frutto per poi arrivare a mangiarlo, permette ai piu' piccoli di scoprire i segreti della natura osservandoli direttamente, senza dover guardare solo delle figure da un libro di testo.
"Questo aiuta a stimolare la curiosita' dei bambini e gli permette di comprendere il trascorrere delle stagioni, quali sono i prodotti che si possono trovare in un certo periodo e in che modo va tutelato l'ambiente- spiega Annalisa Donorio, responsabile del progetto- insomma si unisce la didattica classica a un insegnamento piu' dinamico che permette di sviluppare molte piu' attitudini e migliorare la loro capacita' d'apprendimento".
Si comincia negli agrinido dove i bambini dai 3 mesi ai 3 anni sono incoraggiati a scoprire il mondo attraverso materiali da assemblare. Lavoretti con carta e cartoni, giocattoli fatti di legno, bambole di stoffa sono solo alcuni delle attivita' con cui iniziano a cimentarsi. Ma appena arriva la ricreazione tutti nell'orto a osservare le piante, i frutti e gli animali che lo popolano. Dai 3 ai 6 anni si passa invece alle agriscuole dove si sperimentano la semina, la cura e la raccolta dei prodotti ortofrutticoli. Si preparano marmellate, si conservano i frutti e si da' mangiare agli animali.
A seguire questi piccoli agricoltori in erba ci sono gli insegnanti che spiegano loro come respira una pianta, cosa mangia un lombrico e perche' e' importante rispettare la natura. Il progetto e' diventato uno strumento per incentivare le attivita' d'educazione alimentare e ambientale. Ad aiutare i bambini nella cura degli orti ci sono i "nonni ortolani", nonni di bambini, genitori e volontari di diverse associazioni che prestano il loro tempo per dare una mano alle scuole a tenere in vita le piante in modo da consentire ai piu' piccoli di vederle nascere e crescere. "La cosa bella di queste scuole e' che i bambini imparano divertendosi- continua Donorio- poi tornano a casa e mettono in pratica quello che gli hanno insegnato a scuola. Una mamma mi raccontava tempo fa che una volta suo figlio l'aveva sgridata perche' aveva preso le fragole a dicembre. Adesso sono loro che spiegano ai genitori cosa comprare e cosa no".
(Wel/ Dire)