(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 10 apr. - Non avra' nessuna possibilita' o quasi di accedere a un percorso universitario, mentre quelle di poter frequentare le scuole superiori non supereranno l'1%. In 1 caso su 5 non iniziera' mai il suo percorso scolastico. Soprattutto in tenera eta' avra' fino a 60 probabilita' in piu' rispetto a un coetano non rom di essere segnalato dai Servizi sociali e di entrare in contatto con il sistema italiano di protezione dei minori. E' la condizione di vita di un minore rom che vive in un insediamento formale o informale in Italia secondo quando riportato dal Rapporto annuale 2014 dell'Associazione 21 luglio da cui emerge, inoltre, che la sua aspettativa di vita risultera' mediamente piu' bassa di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione e che, da maggiorenne, avra' 7 possibilita' su 10 di sentirsi discriminato a causa della propria etnia. La mancanza di uno status giuridico certo rappresenta inoltre un grave ostacolo per il godimento di diritti fondamentali per almeno 15 mila minori rom nati e cresciuti in Italia, ma a rischio apolidia.
Le malattie della poverta'. "La segregazione abitativa, l'esclusione sociale e la discriminazione, anche istituzionale, hanno un effetto devastante sulla condizione di vita dei minori rom - si legge nel rapporto - Una delle conseguenze piu' evidenti e' quella legata alle 'malattie della poverta'' che si declina, nella vita del minore rom, nelle cosiddette patologie da ghetto".
Gli insediamenti e i centri di accoglienza sono spesso collocati in aree insalubri e poco sicure, lontane dai servizi sanitari, con la conseguenza che le persone che vi abitano sono esposte a situazioni nocive per la salute. La mancanza dei servizi di base (igienici, impianti fognari, elettricita', acqua potabile) aumentano il rischio di contrarre malattie, patologie acute, croniche e da stress, ma anche di incendi e altri incidenti. Il disagio abitativo si puo' tradurre in disturbi di tipo psicologico tra i minori, come ansie, fobie e disturbi del sonno.
I tassi di mortalita' tra i bambini rom risultano molto elevati cosi' come l'aspettativa di vita media risulta ridotta rispetto a quella della popolazione generale. La difficolta di accedere ai servizi sanitari legata alla mancanza di residenza anagrafica, allo status giuridico incerto e a motivi economici fanno si' che i bambini rom non possano usufruire di un'assistenza sanitaria di qualita'. Inoltre, le politiche abitative predisposte per le comunita' rom e sinte in precarieta' abitativa spesso non contemplano il diritto al gioco, le attivita' ricreative, artistiche e culturali.
Elevato abbandono scolastico e frequenza discontinua. Sono 11.657 i minori rom e sinti in emergenza abitativa presenti nel sistema italiano nell'anno scolastico 2013/2014. Se si confrontano i dati con quelli dell'anno precedente, si nota l'elevata dispersione scolastica che caratterizza il loro percorso di studi con un tasso di abbandono di oltre il 50% nel passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria e di circa il 95% dalle medie alle superiori. Le ragioni? Dalle ricerche effettuate dall'Associazione 21 luglio risulta che i motivi sono ricondurre all'esistenza di stereotipi e pregiudizi negativi profondamente radicati nell'immaginario collettivo e alla precarieta' abitativa. Inoltre, l'ubicazione degli insediamenti informali al di fuori del tessuto urbano e distanti dagli istituti scolastici rappresenta un ostacolo all'accesso effettivo all'istruzione per gli alunni rom. "Nonostante nella retorica delle autorita' spesso gli sgomberi forzati vengano realizzati anche nell'interesse dei minroi - si legge nel rapporto - In realta', gli sgomberi forzati dagli insediamenti informali hanno un impatto sproporzionato sui minori, soprattutto in termini di interruzione dei percorsi scolastici di ulteriore esacerbazione della precarieta' abitativa".
(Wel/ Dire)