(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 26 set. - Sono le giovanissime rom borseggiatrici della metro, o quelle che si aggirano ai fori imperiali munite di mappa della città eterna per meglio circuire e rapinare i turisti, oppure quelle che compiono furti nei supermercati per poi rivendere la merce. Ma molte di queste ragazze, arrestate a Roma in flagranza di reato, sono anche quelle che hanno anche iniziato con successo corsi di formazione professionale in ambito sartoriale, che vorrebbero continuare a frequentare per ottenere una diversa e onesta fonte di reddito. Il problema, dal sapore tutto italiano, è però che i finanziamenti del ministero della Giustizia per quei corsi si bloccano con il termine delle misure cautelari, così che la costruzione di un'alternativa al furto diventa molto difficile, se non impossibile. E la maggior parte delle minorenni rom che sono state fermate torna a delinquere.
È quanto affermano gli educatori del Centro di prima accoglienza (Cpa) di Roma, la struttura del dipartimento minorile del ministero della Giustizia che ha il mandato di accogliere i ragazzi arrestati in flagranza di reato per un massimo di 96 ore, fino al loro incontro con il giudice minorile per l'udienza di convalida. "Sulla base delle raccomandazioni del giudice avviamo spesso percorsi di formazione professionale che però si interrompono una volta che il minore esce dalla misura cautelare", spiega Roberta Rossolini, educatrice del Cpa. "Il problema è particolarmente sentito con le ragazze che si autodefiniscono come rom e che, tra gli arrestati, sono in numero maggiore dei maschi", aggiunge l'educatrice. In particolare, secondo i dati raccolti dagli operatori, dei circa 500 minorenni che ogni anno trascorrono alcune ore nel Cpa, 250-280 sono rom e di questi circa 150 - oltre la metà - sono ragazze.
Si tratta di ragazze che non hanno molte opportunità e competenze data la scarsa istruzione anche scolastica, ma spesso hanno successo nell'attività sartoriale che si concilia con le tradizioni delle popolazioni rom. Per questo il Cpa ha avviato una collaborazione con la sartoria Zajedno - cooperativa di produzione e lavoro che realizza manufatti sartoriali di alto livello insieme a sarte rom e immigrate - cui il dipartimento di Giustizia minorile rimborsa 25 euro per ciascuna giornata di formazione. Dato che i corsi in media hanno una frequenza bisettimanale, il loro costo è di 200 euro al mese. "Avviamo questi corsi in base alle prescrizioni fatte dal giudice nell'udienza di convalida dell'arresto" spiega Rossolini.
"Tuttavia queste attività sono finanziate con fondi del ministero della Giustizia che non possono continuare a essere erogati dopo il termine delle esecuzioni penali".
"In più occasioni questo servizio si è venuto a trovare nella spiacevole condizione di non poter garantire la prosecuzione di un'efficace esperienza di formazione lavorativa avviata con ragazze che grazie ad essa hanno scoperto un'area professionale apprezzata e utile a favorire il loro recupero", aggiunge. "Questo, ha come conseguenza, che le ragazze, in mancanza di alternative tornino a delinquere e a iniziare nuovamente corsi interrotti mesi prima". Per questo, la direzione del Cpa di Roma ha deciso di provare a cercare in altri modi i fondi necessari a non interrompere percorsi educativi di successo, il cui riflesso sociale è anche quello del contrasto alla recidiva penale minorile. Il contributo annuale di cui questo servizio avrebbe bisogno è di poche migliaia di euro: 5.000, coprirebbero la formazione di 4-5 ragazze ogni anno: "Abbiamo iniziato a chiedere questo contributo a case di moda ma finora, salvo un interessamento, non abbiamo avuto risposte positive, afferma Rossolini, stiamo ancora alla ricerca di uno sponsor disponibile a finanziare un progetto dall'importante valenza sociale". Fonte: Redattore Sociale (Wel/ Dire)