Per "osservare bambino dal punto di vista neurologico e psichico"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 19 set. - Osservare il bambino nella sua globalita' sia dal punto di vista neurologico che psichico. Una doppia valutazione che permette di individuare e attivare idonei programmi di aiuto nei confronti del minore. È questa la visione di una neuropsichiatria infantile globale lanciata da Emanuele Trapolino, neuropsichiatra infantile e direttore dell'Unita' operativa semplice di Neurologia neonatale dell'Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina (Palermo), che al convegno promosso dall'Istituto di Ortofonologia (IdO) a Roma su 'Le variabili dello sviluppo neuropsichico da 0 a 3 anni' il 13 e 14 settembre, ha aggiunto: "Noi leggiamo il concetto di malattia da una prospettiva differente, talvolta contestandola per andare aldila' dei limiti che esso ci impone. Vogliamo parlare della nostra visione del bambino, oggi spesso posposto alla patologia che teoricamente lo rappresenta. Noi vogliamo capirlo e non definirlo o classificarlo ad ogni costo".
TROVARE A 6 MESI INDICI DI VULNERABILITA' - "Ci occupiamo da oltre 15 anni di prematuri. Li osserviamo per comprendere come poterli interpretare attraverso i primi segnali di interazione. Mi occupo dello 0-3 anni con l'obiettivo di aiutare la trasformabilita' nel modello evolutivo del minore all'interno di una interazione tra geni, sviluppo sociale e ambiente. Perche' l'ambiente- prosegue Trapolino- può incidere sull'espressione genica in modo incredibile, riuscendo a modulare i circuiti neuronali specialmente nei primi anni di vita, ed il nostro ruolo è supportare lo sviluppo, intrinsecamente evolutivo, del bambino. Noi sosteniamo il concetto di vulnerabilita' neurobiologica, neurocognitiva e psicopatologica in base al quale interpretiamo i segnali di disagio manifestati- chiarisce il neuropsichiatra infantile- elemento fondamentale nella storia naturale e terapeutica dei bambini".
Uno dei principi del "nostro lavoro e' quindi individuare precocemente le traiettorie di sviluppo disarmoniche, che in sostanza potrebbero preannunciare la futura psicopatologia e permetterci, attraverso la promozione dei fattori di protezione e la riduzione di quelli di rischio, di orientare il bambino verso una crescita fisiologica. Nello specifico partiamo da un lavoro sul prematuro che ci ha consentito di conoscere le esigenze di un bambino che viene al mondo precocemente- racconta- quindi leggerlo con maggiore obiettivita', rispetto e attenzione su alcuni segni che possono essere predittivi ma che non sono sicuramente definitivi nella storia del bambino".
I SEGNI PREDITTIVI - "A 6 mesi gia' c'e' un universo in movimento che lancia messaggi e che tende a risposte plausibili: espressione dello sguardo, mimica, sistemi di autoregolazione alterati, attenzione diffusa, somatizzata, iperattivita', comportamenti a circuito chiuso, ansia, emozioni primarie negative e capacita' di imitare. Bisogna chiedersi 'come usa questo bambino lo sguardo? Com'e' l'esecuzione di un gesto nei confronti di se stesso o della madre in una recettivita' che sembra anestetizzata?'". Questi segni sono "tutti comportamenti che non devono indirizzarci verso la patologia- sottolinea il medico- poiche' possono essere delle strategie di difesa cognitive e affettive che il bambino ha utilizzato nell'ansia di relazione con l'esperienza". Nel primo anno di vita, spiega Trapolino, "bisogna osservare tutte le caratteristiche di quello che e' lo sviluppo emozionale del minore, o ancora quelle caratteristiche specifiche che ruotano attorno alla condizione dell'intersoggettivita', che oggi domina la scena nello stabilire le modalita' e il verso delle relazioni madre-bambino. Dobbiamo quindi stare molto attenti alla regolazione delle relazioni- conclude- al concetto di responsivita', alla possibilita' di poter interpretare e rispondere correttamente ai bisogni del minore".
(Wel/ Dire)