Davide Trapolino: "Si riscopra la potenza del racconto"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 19 set. - Il linguaggio del corpo di un bambino non tradisce mai e deve essere interpretato attraverso un'osservazione rispettosa della sua complessità, che permetta così di riscoprire la storia di ogni minore laddove manchi l'ospitalità della parola. Più che un approccio è una dimensione etica per l'équipe di Neuropsichiatri infantili (Npi) dell'Ospedale pediatrico 'Giovanni Di Cristina' di Palermo, pronti a prendersi cura dei più piccoli (nella fascia di età 0-3 anni in particolare) all'interno di un'interazione costante tra sviluppo emotivo e cognitivo.
"Il bambino vulnerabile non è un bambino patologico", tiene a precisare Davide Trapolino, medico specializzando in Neuropsichiatria infantile a Palermo e relatore al seminario su 'Le variabili dello sviluppo neuropsichiatrico da 0 a 3 anni' promosso dall'Istituto di Ortofonologia (IdO) a Roma. "Noi rifiutiamo una visione a compartimenti stagni- prosegue il medico- perché ogni minore rappresenta un mondo complesso, in cui i piani cognitivo, emozionale affettivo e operativo si integrano variamente definendone i confini. L'essere umano ha nel suo interno una spinta evolutiva, ed è necessario avere la capacità di saperne leggere i segnali".
VULNERABILITA' E IMMATURITA', SI PARTE DA QUI - "Sono due i concetti fondamentali da cui partire: vulnerabilità e immaturità, parole importanti che lasciano sperare", spiega Trapolino. La vulnerabilità "sintetizza la multifattorialità patogenetica, permettendoci di cogliere quello che potremmo definire un 'disturbo dell'esperienza' negli ambiti dell'interazione/integrazione biopsicosociale". In sostanza, quando "osserviamo un bambino portatore di un disagio- aggiunge lo specializzando in Npi- puntiamo a trovare quelle manifestazioni soggettive che preparano il terreno della futura composizione del quadro clinico. Nello 0-3 anni il concetto della vulnerabilità ci porta ad interpretare le disfunzioni intercorrenti come strategie adattive, che sebbene disregolate costituiscono una progettualità a complessità funzionale crescente. Strategie cognitive e affettive che rappresentano per noi un ventaglio di possibilità patologiche, che si concretizzano poi nell'unicità dell'atto diagnostico e della sua possibile evoluzione. Nell'ipotesi del bambino che si confronta con una esperienza traumatica la vulnerabilità rappresenta uno spazio dove il ripetersi dell'incontro con il risolto psichico esistente crea le condizioni per la possibile organizzazione psicopatologica".
IL CLINICO DEVE CAMBIARE PROSPETTIVA - Il clinico deve cambiare prospettiva, "deve sentire il bambino e cogliere il suo grido di aiuto specifico, non usare la prospettiva diagnostica per individuarlo. Il sistema di regolazione delle esperienze sensoriali ed emotive di un neonato lattante è dinamico- ricorda Trapolino- si rielabora e si riorganizza di stimolo in stimolo. Da qui l'importanza che il caregiver assume all'interno della relazione, fondamentale per lo sviluppo dell'integrazione sensoriale del minore, un viaggio che ha origine nell'utero materno per proseguire poi in un percorso di sviluppo che richiede una risposta adattativa e quindi intenzionale".
NUOVE PROSPETTIVE DELLA NPI - "L'esperienza motoria di un bambino è strettamente connessa a quella sensoriale e qualora ci fosse una disregolazione di questo processo si verificherebbe un'esperienze traumatica precoce dell'adattamento. Il minore con disturbo della regolazione- prosegue Trapolino- ci obbliga allora a cambiare prospettiva. Il medico innanzitutto deve interrogarsi sulle sue distanze prima di avere a che fare con questo bambino per tentare di incontrarlo nel suo territorio. Un luogo minato, perché quando la sensorialità non è ben strutturata le certezze vengono meno". In questo rapporto le "emozioni giocano un ruolo fondamentale, in quanto l'esperienza senso-motoria è talmente connessa al campo interpersonale in età così precoce che è facile trovare un bambino che apparentemente sembra avere un disturbo ben strutturato della relazione quando in realtà- sottolinea il relatore al convegno IdO- capendo qual è il canale sensoriale che egli preferisce e riuscendo a sfruttare quelle pochissime porte aperte che ci lascia, riusciamo ad avvicinarci e a scoprire un mondo che prima rimaneva assolutamente nascosto".
INTERPRETARE PIU CHE ETICHETTARE - "Noi vogliamo recuperare un concetto integrato di neuropsichiatria, essendo convinti che i malesseri dei bambini vadano gestiti secondo un modello interpretativo piuttosto che operativo (farmacologico). Bisogna fare attenzione all'impatto che una diagnosi precoce di malattia sortisce nel bambino in continuo divenire. Il rischio- precisa Trapolino- è quello di cristallizzarne la crescita in termini psicopatologici, che troppo spesso diventano vere e proprie stigmate". Le traiettorie evolutive "disarmoniche- chiarisce il medico- non equivalgono a strutture patologiche conclamate, ma a possibili scelte adattive da rispettare e da comprendere. Per farlo però è necessario incontrarlo nel suo mondo non fornirgli un programma di addestramento al prezzo di un'aggressività che poi diventerà incontrollabile nel tempo. Purtroppo una confusione diagnostica porta a trattare disturbi diversi con una stessa cura farmacologica- conclude- invece la terapia deve essere pensata sulla base di una proposta rispettosa delle caratteristiche proprie di ogni bambino".
(Wel/ Dire)