(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 10 ott. - "La dieta, di per sé, non è uno strumento efficace e sufficiente per la riduzione del peso corporeo di una persona obesa. In Italia ci sono più di diciannove milioni di persone sovrappeso, cinque milioni di persone sono obese e più di un milione e mezzo presentano obesità grave. C'è un coinvolgimento crescente dell'infanzia, oltre un terzo dei bambini tra i sei e i nove anni risulta in sovrappeso o obeso (34,1%)". Sono dati diffusi da Paola Biondi, consigliera Segretaria dell'Ordine degli psicologi del Lazio (Odp), riguardo l'obesità che parteciperà all'Obesity day, giornata di sensibilizzazione prevista domani (venerdì 10 ottobre) in tutta Italia e promossa dall'Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica.
ISTITUTIRE LA FIGURA DELLO PSICOLOGO ALIMENTARE - Sono numeri che "dimostrano l'inefficienza degli approcci terapeutici praticati sinora- prosegue la psicologa- non a caso, Ia maggior parte delle persone obese interrompe la dieta prima del termine. Tra quelle che la proseguono, la maggior parte non perde peso; tra quelle che perdono peso, la maggior parte lo recupera in seguito. Solo il 12% dei pazienti obesi perde più di 10 kg e solo il 2% di essi riesce a mantenere questa perdita di peso. La verità è che non si può pensare di affrontare il problema dell'obesità senza intervenire sulle cause e conseguenze psicologiche connesse a questa condizione, nè possiamo lasciare sola la persona obesa, limitandoci a rimproverarla se non riesce a seguire una dieta. E' necessario- afferma Biondi- un approccio terapeutico multidisciplinare e per questo come Ordine psicologi del Lazio proponiamo di introdurre nei percorsi di cura la figura dello psicologo alimentare. Ne parleremo anche al Sanit- fa sapere- il Forum internazionale della Salute, in programma a Roma per il prossimo dicembre".
LE DIETE HANNO RIPERCUSSIONI SULL'UMORE - "Il settore economico del 'dieting' non conosce crisi- aggiunge Paola Medde, psicologa e coordinatrice del gruppo di lavoro Psicologia e alimentazione dell'Odp del Lazio- tuttavia la dieta, soprattutto se ipocalorica e restrittiva, si oppone a un meccanismo naturale di controllo del peso corporeo, provocando delle conseguenze negative non solo sul peso ma anche e soprattutto sul'umore: aggressività, isolamento sociale, irritabilità, ansia, umore depresso, intervengono nelle prime settimane di regime dietetico e sono spesso causa dell'insuccesso dell'intervento stesso. Peraltro la patologia fisica è la risultante di fattori non solo biologici ma anche e soprattutto psichici, come pensieri, emozioni, valutazioni su di sé e sulla propria condizione, e fattori sociali, ovvero influenze familiari e culturali".
GUARDARE COSA C'E' DIETRO LA MALATTIA - "Il passaggio fondamentale- continua Medde- è dunque guardare cosa c'è 'dietro la malattia'. Per questo noi psicologi desideriamo collaborare con chi, fino ad oggi, si è occupato di problemi di alimentazione solo dal punto di vista biochimico". Come Odp Lazio "saremo presenti all'XIma edizione del SANIT che si terrà a Roma a dicembre di questo anno- sottolinea- per promuovere sia nuove sinergie con tutti gli altri professionisti coinvolti, dall'internista al medico dello sport, dal chirurgo al dietologo, che una nuova centralità del supporto psicologico e riabilitativo per chiunque debba seguire una 'dieta' (immaginiamo anche le patologie croniche come diabete, celiachia, cardiopatie etc), che deve essere presente sin dalle prime fasi e che deve agire su più fronti. Inoltre, anche quando l'obeso, diventa ex, deve continuare ad essere seguito nel tempo perché può avere momenti di debolezza nell'affrontare difficoltà fisiche organiche e psicologiche, e perché il nuovo stile di vita acquisito, deve avere del tempo per stabilizzarsi".
RUOLO PSICOLOGIA DETERMINANTE - "Numerosi, del resto, sono gli studi scientifici che hanno dimostrato che il ruolo della psicologia è determinante per l'efficacia del trattamento- conclude Medde. "Addirittura la psicologia può mostrarsi più rilevante del farmaco. Secondo la rivista scientifica New England Journal of Medicine, esperti dell'Università della Pennsylvania hanno seguito per un anno un gruppo di più di 200 obesi suddivisi in due gruppi: il primo trattato solo con la sibutramina, un farmaco molto utilizzato per aiutare gli obesi a 'controllare' l'assunzione di cibo, il secondo con lo stesso farmaco in associazione a una terapia psicologica e comportamentale. I risultati sono eclatanti. La strategia integrata è risultata vincente, e ha portato il secondo alla perdita di 12 chili, contro i 5 persi con la sola cura farmacologica".
(Wel/ Dire)