(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 30 mag. - I padri italiani sono sempre più coinvolti nella cura dei figli, ma quando si tratta di fare delle rinunce sul lavoro, è ancora la donna a fare maggiori sacrifici. Ed anche sul piano della comprensione e sull'educazione del bambino gli uomini hanno qualche incertezza tra un atteggiamento autoritario, più vicino a modelli del passato, e uno amichevole, non sempre efficace. Sono questi alcuni dei risultati emersi dal sondaggio on line lanciato dal mensile Focus e dal portale Nostrofiglio.it con la collaborazione scientifica dell'Eurispes per delineare il profilo dei nuovi papà italiani. L'indagine conferma una più equa distribuzione delle mansioni domestiche: per la quasi totalità degli intervistati è del tutto normale per un padre dia da mangiare ai figli (91,5 per cento), legga o racconti loro favole (88,3 per cento), li accompagni alle attività extrascolastiche (85,2 per cento), cambi i pannolini (83,9 per cento); solo una minoranza ritiene lo svolgimento di queste attività da parte dei padri sia "a volte necessario", o addirittura inopportuno o una necessità legata alle circostanze. Ma ben il 45,4 per cento del campione si dice abbastanza convinto che ci siano attività legate alla cura dei figli più adatte alle donne che agli uomini e, per quanto riguarda invece l'ipotesi che un uomo rimanga a casa dal lavoro se i bambini sono ammalati, è del tutto normale solo per il 44,2 per cento, mentre è a volte necessario per il 50,5 per cento e inopportuno per il 5,3 per cento. La maggioranza del campione (52,6 per cento) si dichiara molto d'accordo sul fatto che l'uomo dovrebbe contribuire alla cura dei figli affinché la donna non sia costretta a sacrificare il proprio lavoro, mentre il 36,2 per cento concorda abbastanza, l'8,3 per cento poco ed il 2,8 per cento per niente.
Il rapporto rivela inoltre che se i padri non sembrano disposti a porre limiti alla propria carriera per i figli, non sembrano andare meglio nel dialogo con la prole. Solo il 55,2 per cento delle intervistate equipara le capacità di comprensione dei due sessi, e anche il 35,3 per cento degli uomini attribuisce ancora oggi un primato alle madri nella sfera dell'empatia; questo sembra confermato anche dai temi dei quali padri e figli parlano con maggior frequenza: in testa ci sono il tempo libero e lo sport (per il 69,9 per cento ne discutono spesso), la scuola (per il 65 per cento ne discutono spesso), i progetti per il futuro (per il 49,7 per cento spesso, per il 44,1 occasionalmente) mentre è interessante osservare come alcuni temi delicati, secondo molti intervistati, non entrino mai nelle conversazioni tra padri e figli; questioni legate alla sessualità non vengono mai discusse secondo il 34,1%, droga per il 28,1%, amore e relazioni sentimentali per il 23,3 per cento, la politica per il 20,9 per cento, problemi e preoccupazioni personali per il 15,1 per cento. E se per la maggioranza del campione un padre dovrebbe essere amico dei figli (60,6 per cento), per il 51,3 per cento dovrebbe dare uno schiaffo, in certe occasioni. Ne deriva un'immagine articolata del padre moderno, che dovrebbe coniugare la funzione educativa a quella affettiva, la complicità ed il rispetto all'autorità. Un connubio ed un equilibrio evidentemente difficili da raggiungere e mettere in pratica. Un ruolo, quello del padre moderno in Italia, dal profilo ancora decisamente confuso.
Fonte: Redattore Sociale (Wel/ Dire)