E agiscono in gruppo. Lo rivela ricerca Ido-Wwe.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 16 mag. - L'82% degli adolescenti vede nel bullo un ragazzo fragile e insicuro, che ha subito a sua volta maltrattamenti o ha problemi familiari. Una definizione simile riguarda anche il cyberbullo: per quasi uno studente su due (il 49%) si tratta di una persona debole, vittima a sua volta di bullismo e alla ricerca di rivalsa. Ecco i profili emersi dall'indagine sul cyberbullismo del WWE e dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), in collaborazione con l'associazione 'Stop al bullismo', presentata oggi a Roma e condotta su 2.000 studenti di diverse scuole medie italiane nell'ambito della campagna 'Be a STAR'.
IN GRUPPO E' PIU' FACILE ESSERE BULLI - Dalla ricerca emerge che in gruppo è più facile essere bulli. "I gruppi sono i principali punti di riferimento per i ragazzi, ma spesso anche al loro interno si rafforza la percezione di insoddisfazione che può spingerli a compiere gesti che spesso si configurano come violenti e trasgressivi", spiega la psicoterapeuta dell'IdO Flavia Ferrazzoli. "In sostanza- prosegue l'esperta- il gruppo decide di far paura pur di non sperimentare la paura di essere rimasto senza futuro. Rimane nel qui ed ora e non pensa alle conseguenze delle proprie azioni, attuando quelli che vengono da loro definiti 'scherzi' che però possono avere pesantissime conseguenze sulla vittima. In particolar modo, la freddezza dei mezzi tecnologici quali computer e telefonini e dunque sms, chat, Facebook, facilitano un certo distacco emotivo che si va ad inserire in una cornice già complessa di suo".
TI SEI MAI COMPORTATO DA BULLO O CYBERBULLO? - Nonostante il 75% degli intervistati dice di non essersi mai comportato da bullo e che non l'avrebbe mai fatto, c'è un 20% che ha ammesso di averlo fatto almeno una volta o insieme agli amici. "Chi commette atti da bullo spesso non è così maturo e capace di rendersene conto- precisa Ferrazzoli- il più delle volte, se si fa notare ad un ragazzo che le sue azioni possono essere connotate come atti di bullismo, quest'ultimo si giustifica dicendo che si è trattato di uno scherzo, niente di più". Per quanto riguarda poi il rapporto degli adolescenti con la rete c'è molta inconsapevolezza. Si pensi che nel 33% dei casi gli studenti intervistati dicono di postare foto di compagni sui social network senza nemmeno chiedere loro il permesso.
(Wel/ Dire)