Lo rivela indagine condotta su 2.000 studenti delle scuole medie
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 16 mag. - Un ragazzo su 20 ha chiaramente dichiarato di essere vittima di atti di bullismo più di una volta a settimana. Lo rivela l'indagine sul cyberbullismo condotta su 2.000 studenti delle scuole medie di Roma, Lampedusa, Olbia e L'Aquila da WWE, la società americana di entertainment, insieme all'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) e all'associazione 'Stop Al Bullismo'. La ricerca è stata presentata oggi nella Capitale, presso l'Istituto comprensivo di Via Carotenuto, nell'ambito della campagna d'informazione 'Be a STAR'.
BULLISMO E CYBERBULLISMO TRA LUOGHI DI AGGRESSIONE E INFORMAZIONE - Il 76% degli adolescenti sa che il bullismo è un atto di violenza fisica e/o psicologica, reiterato nel tempo e perpetrato da un soggetto più forte su uno più debole (il 44% parla di abuso fisico e verbale). Quando pensano invece ai luoghi deputati ai maltrattamenti, il 60% dei tredicenni punta l'indice sul 'virtuale' e indica la rete come il 'ring' scelto dai 'bulli' per attaccare le loro vittime. Il 63% degli studenti sostiene infatti che "il web e i social network renderebbero più semplice l'aggressione".
Ma dov'è che i giovani si confrontano su questo tema? Il 99% ne parla a scuola o reperisce informazioni in Tv. Fa riflettere il fatto che il confronto con gli adulti e con i pari sia abbastanza scarso: il 4% dei tredicenni dice di parlarne a casa e solo il 7% si confiderebbe con gli amici.
QUANTI SONO STATI VITTIME DI BULLISMO - Un ragazzo su 5 (il 20%) ha ammesso di aver subito atti di bullismo in passato. Ma il dato forse più spiazzante viene da un 10% che sostiene di non sapere se è stato o meno vittima di bullismo. "Questo perché del bullismo si parla tanto in via del tutto teorica, ma parlarne in prima persona è più difficile- spiegano gli psicoterapeuti dell'IdO- probabilmente i ragazzi lo vivono come un tabù, qualcosa di cui non si deve parlare, e spesso se ne vergognano". QUANTI SONO STATI VITTIME DI CYBERBULLISMO - Un ragazzo su 10 è stato vittima di cyberbullismo in passato. Il 2% sostiene invece di essere attualmente vittima, mentre un 6% si dice confuso non sapendo se lo è o meno. Violenze che possono avvenire anche a scuola, rivela il 5,5% degli studenti che sostiene di essere stato colpito all'interno dell'istituto almeno una o più volte a settimana. Fuori scuola invece le vittime salgono all'11% degli adolescenti intervistati.
In generale, circa uno studente su 3 (il 32%) ha menzionato il cyber bullismo come la forma più recente e frequente di bullismo. "Un fenomeno che ha preso piede perché coperto dall'anonimato dato dai falsi profili (fake) o dai siti (ask) che sembrano nati appositamente per permettere agli utenti di relazionarsi senza mai esporsi realmente", precisano gli esperti dell'IdO.
L'anonimato dell'aggressore e la diffusione pubblica dell'offesa possono rendere infatti "gli effetti psicologici del cyberbullismo più gravi di quelli del bullismo tradizionale", aggiunge infine Federico Colombo, psicologo di Stop Al Bullismo. GLI STRUMENTI PREFERITI DAI CYBERBULLI - La chat è sicuramente lo strumento che va per la maggiore tra gli aggressori, seguono le telefonate mute o sgradevoli, gli sms, le foto e i video compromettenti.
COME AFFRONTARE BULLISMO E CYBERBULLISMO - Il 23% dei ragazzi punterebbe su una maggiore presa di coscienza.
COSA DEVONO FARE GLI INSEGNANTI E GLI ADULTI - I ragazzi rivolgono l'attenzione sul dialogo e ribadiscono il bisogno di essere ascoltati autenticamente. Il 56% degli adolescenti sostiene che i docenti, di fronte a una prepotenza fra compagni, dovrebbero prendere il 'bullo' da parte e parlargli per capire. Se poi si chiede loro cosa potrebbe fare un adulto, il 49% ripete che dovrebbe 'cercare di parlare con i ragazzi e capire come stanno'.
IL CONTRADDITTORIO RAPPORTO CON GLI ADULTI - "E' interessante notare che, seppur razionalmente, gli studenti dichiarano che se fossero vittime di bullismo si rivolgerebbero ai genitori (il 61%)- informa la psicoterapeuita dell'IdO, Flavia Ferrazzoli- di fatto, istintivamente, nel 60% dei casi sono pronti a schierarsi in prima persona dalla parte di un amico o un compagno di classe più debole senza rivolgersi all'adulto. Addirittura- precisa l'esperta- questi adolescenti sembrano farci capire che non si fidano molto degli adulti, che in genere vanno sempre di corsa e spesso si mostrano poco empatici. A conferma di ciò, gli studenti citano l'incoerenza degli adulti definendo assolutamente diseducativi quei programmi televisivi, assai numerosi, in cui litigano".
BE A STAR - 'Be a STAR' è una campagna di sensibilizzazione e informazione sui temi del bullismo e del cyberbullismo, promossa da WWE e da The Creative Coalition all'interno delle scuole. Per questo motivo in Italia WWE lavora con l'IdO, che è presente negli istituti attraverso sportelli di ascolto e supporto. "I risultati dello studio pubblicato oggi dimostrano che il bullismo è un epidemia globale che deve essere fermata- dichiara Stephanie McMahon, chief brand officer di WWE- siamo orgogliosi di portare la campagna 'Be a STAR' in Italia insieme ai nostri partner IdO e Stop al Bullismo per aiutare i bambini a capire cosa significa essere vittime di bullismo e come fermarlo".
(Wel/ Dire)