Età media 5 anni, in otto casi su dieci responsabile è la madre
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 13 giu. - Allarme dell'Osservatorio nazionale sulla Salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidoss): nel nostro Paese "sono circa 100mila i bambini e gli adolescenti vittime di abusi, altri 700mila sono i piccoli a rischio". Ma "l'80 per cento dei pediatri ritiene di non avere competenze e informazioni sufficienti per riconoscere e segnalare i casi di maltrattamento". Lo dimostrano i risultati di un'indagine condotta su circa 300 pediatri, presentata in anteprima all'International Pediatric Workshop a San Pietroburgo.
Bambini svogliati, demotivati, che iniziano ad andare male a scuola. Oppure con i segni di qualche 'strano' incidente: una frattura, lividi, escoriazioni all'interno della bocca, bruciature ripetute. Sono segnali d'allarme di un possibile abuso in famiglia: in Italia i bambini e gli adolescenti presi in carico da servizi per il maltrattamento sono circa 100mila, ma si stima che ve ne siano almeno altri 700mila non denunciati, a rischio spesso nelle loro stesse case: l'autore dei maltrattamenti in otto casi su dieci è la madre, nel 10% il padre. Spesso è il pediatra, oltre alla scuola, ad accorgersene e segnalare il sospetto ai servizi sociali: il 43% dei pediatri ha segnalato almeno una volta bimbi vittime di abusi o maltrattamenti e in un caso su tre nel corso dell'ultimo anno.
Stando ai dati raccolti, però, il 90% dei pediatri vorrebbe essere maggiormente aggiornato su cause, diagnosi e cure del maltrattamento minorile, l'80% non si ritiene competente e non conosce bene le leggi al riguardo, il 62% teme di non essere abbastanza tutelato in caso di sospetti non confermati e preferisce delegare agli esperti. Così, il 20% dei pediatri ammette di avere avuto sospetti ma di non averli segnalati nel timore di sbagliare.
"L'infanzia dovrebbe essere 'protetta' dai genitori e da chiunque ruoti attorno al bambino- spiega Giuseppe Mele, presidente Paidoss- ma purtroppo spesso non è così e i casi di abusi, incuria e maltrattamenti non sono così rari come si potrebbe pensare: l'1% dei bambini e degli adolescenti è stato preso in carico da servizi per il maltrattamento e quasi il 10% viene considerato a rischio Nella maggior parte dei casi si tratta di bimbi piccoli, di età fra i 4 e i 6 anni. Le femmine sono più spesso vittime di trascuratezza e abusi, i maschi di maltrattamenti. I segnali di qualcosa che non va sono numerosi: deve far insospettire un bimbo che ha uno scarso rendimento scolastico ed è pigro, svogliato, demotivato o al contrario troppo iperattivo o impulsivo, ma anche un piccolo che 'cade spesso' e riporta fratture, con frequenti ecchimosi e bruciature, con escoriazioni o lesioni a livello della bocca.
Secondo Mele "altrettanto indicativa la presenza di malnutrizione. 'Alziamo le antenne' se capiamo che in famiglia la disciplina viene impartita attraverso punizioni corporali o e si rendono conto che i genitori non riescono a fornire dati precisi sul bambino, ad esempio sulla sua nascita e le sue tappe evolutive". L'indagine, che è stata condotta su pediatri di famiglia in piccoli paesi e grandi città ed è perciò rappresentativa della situazione nazionale, ha coinvolto medici con un'esperienza media di almeno 16 anni, perciò professionisti in grado di valutare le problematiche relative al maltrattamento/abuso in età pediatrica. Eppure, i pediatri ammettono di non saperne abbastanza: quasi il 60% non ha mai segnalato abusi, in controtendenza rispetto al resto del mondo dove le segnalazioni sono in aumento grazie a una sempre maggiore consapevolezza del fenomeno.
"Due pediatri su dieci- osserva Mele- ammettono di essersi trovati a sospettare un caso di abuso senza però averlo segnalato per paura di sbagliare: questo deriva soprattutto dalla mancanza di informazioni sull'argomento, visto che il 76% dei pediatri non ha mai frequentato corsi di aggiornamento sui maltrattamenti e appena uno su tre ha letto articoli sul tema. In realtà i medici vorrebbero avere più competenze: il 90% vorrebbe avere più informazioni su cause, diagnosi e cure per i minori maltrattati, l'86% non conosce bene le leggi sul tema, il 70% ammette di non avere tempo a sufficienza per poter valutare le situazioni familiari in maniera serena".
Acquisire maggiori certezze, spiega il presidente Paidoss, "potrebbe anche aiutare i pediatri a non avere più paura e indicare con maggior sicurezza i casi dubbi: l'80% si sente a disagio nel parlare con le famiglie di bambini maltrattati, il 62% teme di non essere tutelato abbastanza in caso di segnalazioni non confermate. Migliorare la formazione in tema di maltrattamenti e ridurre le difficoltà è pertanto indispensabile, anche se i pediatri, assieme alla scuola, sono la fonte delle segnalazioni in un caso su due, prima di genitori, servizi sociali, amici e parenti del bambino".
Bisogna quindi "aumentare le conoscenze in materia del pediatra perché possa decidere se e come sporgere una segnalazione in modo sempre più preciso, puntuale ed efficace, a maggior ragione oggi che, per colpa della crisi economica, sono sempre di più i minori che vivono in condizioni di indigenza e di deprivazione sociale, situazioni in cui abusi e maltrattamenti sono purtroppo più probabili. Salvare un piccolo dagli abusi è indispensabile, perché le ripercussioni sono gravi e possono avere effetti negativi su tutta l'esistenza del bambino: un minore vittima di abusi e maltrattamenti sarà più spesso un adulto problematico, che un giorno potrebbe replicare sui propri figli gli stessi comportamenti".
L'indagine di Paidoss, conclude Mele, "vuole perciò essere una testimonianza concreta, per avviare una formazione che renda omogenei ovunque comportamenti utili a far emergere il fenomeno dei maltrattamenti sui minori in Italia".
(Wel/ Dire)