Un mln di bimbi perde la vita durante primo giorno di vita
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 28 feb. - Engussa, 36 anni, ha avuto 7 gravidanze ma 3 dei suoi figli sono morti per cause che ha scoperto poi essere curabili con semplici soluzioni (complicazioni post natali, asfissia e malnutrizione). Ha sempre partorito nella sua capanna.
Ora e' in attesa di un altro figlio, seguita per la prima volta dagli operatori sanitari Save the Children. Urmala, 27 anni, ha perso il suo secondo figlio subito dopo il parto nella sua capanna. Tre anni fa e' stata la prima donna del villaggio di Shilla a partorire al presidio sanitario di Save the Children.
Era scettica, al villaggio mai nessuna donna prima si era affidata a mani diverse da quelle della levatrice tradizionale. Da allora la sua missione e' sensibilizzare le altre mamme sull'importanza di partorire assistite al presidio sanitario Save the Children. Sono alcune dellle storie raccolte dall'associazione raccolte nel rapporto "Ending Newborn Deaths", presentatao oggi, nell'ambito della campagna globale Every One, per dire basta alla mortalita' infantile. Secondo il rapporto l'assistenza specializzata durante il travaglio e il parto e la tempestiva gestione delle complicazioni, da sola, potrebbe prevenire circa il 50% della mortalita' neonatale e il 45% di bambini nati morti intra-partum.
Dei 6,6 milioni di bambini che ogni anno muoiono prima di aver compiuto 5 anni, quasi la meta' (2,9 milioni) perdono la vita entro i primi 28 giorni dalla nascita e, tra questi 1 milione muore nel primo giorno di vita, a causa di nascite premature e complicazioni durante il parto. Un altro milione e 200 mila bambini nascono gia' morti ogni anno perche' il loro cuore smette di battere durante il travaglio. E questo perche' spesso le loro madri (40 milioni ogni anno) partoriscono senza aiuto qualificato. Due milioni di donne sono completamente sole quando danno alla luce il loro bambino. Il Pakistan e' il paese con il piu' alto tasso di neonati che muoiono il primo giorno o durante il travaglio (40,7 su 1000 nati), seguito dalla Nigeria (32,7) e dalla Sierra Leone (30,8).
Nell'Africa Subsahariana il 51% dei parti non e' assistito e nell'Asia sudorientale la percentuale e' del 41%. La percentuale di parti che avvengono alla presenza di personale specializzato, inoltre varia molto tra aree rurali e aree urbane, con percentuali che si attestano rispettivamente al 40 e al 76%. In Etiopia, ad esempio, solo il 10% delle nascite avvengono in presenza di personale specializzato, mentre in alcune aree rurali dell'Afghanistan c'e' solo 1 ostetrica per 10.000 persone.
In India, mentre il tasso di mortalita' neonatale riferito al 20% piu' abbiente della popolazione e' di 26 neonati morti ogni 1000 nati, quello riferito ai piu' poveri e' di 56 su 1000. In paesi come la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana le madri devono pagare per le cure di emergenza legate al parto, che spesso hanno lo stesso costo del cibo per un mese.
In alcuni casi, alcune madri sono state trattenute fino a quando non sono state in grado di pagare per il loro taglio cesareo urgente. Alcuni paesi hanno compiuto significativi miglioramenti nella riduzione della mortalita' neonatale: tra il 1990 e 2012 Egitto e Cina sono riusciti a registrare un declino delle morti neonatali del 60%, mentre in Cambogia, una delle nazioni piu' povere del mondo, si e' avuto un decremento del 51%. Nel tentativo di salvare milioni di vite di neonati, Save the Children invita i Governi, i grandi donatori e il settore privato ad impegnarsi nel 2014 su un programma "volto ad apportare un cambiamento reale, basato su cinque impegni per combattere la mortalita' neonatale".
Assumere un impegno chiaro con obiettivi verificabili, che consenta di salvare ogni anno oltre 2 milioni di neonati e dei 1,2 milioni di bambini che muoiono durante il travaglio.
Impegnarsi affinche', entro il 2025, ogni nascita sia seguita da operatori sanitari formati ed equipaggiati che possano offrire interventi sanitari essenziali ai neonati e alle loro madri.
Aumentare la spesa destinata alla salute per arrivare all'obiettivo di almeno $60 a persona previsto dall'Organizzazione Mondiale della Sanita'. Investire nella formazione, l'equipaggiamento e il sostegno di operatori sanitari, assicurare la gratuita' dei neonati e ai bambini, cosi' come quelle materne gli interventi ostetrici di emergenza. Il settore privato, comprese le societa' farmaceutiche, dovrebbe contribuire ad affrontare i bisogni insoddisfatti, sviluppando soluzioni innovative e aumentando la disponibilita', per le madri, i neonati e i bambini piu' poveri, dei prodotti gia' esistenti e ideandone nuovi.
Fonte: Redattore sociale (Wel/ Dire)