Rapporto Sant'Egidio: 'si risparmia su cibo e cure mediche'
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 14 feb. - Sono 30mila a Roma i bambini in povertà assoluta. Lo dicono le stime dell'assessorato al Sostegno sociale e alla Sussidiarietà del Comune contenute nel terzo rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio 2013 realizzato dalla comunità di Sant'Egidio e presentato a Roma. Nel rapporto si sottolinea inoltre come, secondo l'ultimo rapporto Censis, sono ancora di più nel Lazio i bambini che soffrono di indigenza alimentare: 37mila, pari all'8,69 per cento del totale. Un dato che colloca la regione al quarto posto in Italia, dietro Campania, Sicilia e Lombardia.
"Per contrastare la povertà dei bambini è necessario aiutare e incoraggiare le famiglie - chiede Sant'Egidio nel rapporto - ed è altrettanto necessario promuovere la creazione di un tessuto sociale nei quartieri che possa creare un ambiente protettivo intorno ai bambini. La crisi economica trasforma anche le abitudini e gli stili di vita Si risparmia sul cibo e sulle cure mediche. Ne è riprova l'aumento della distribuzione di generi alimentari nelle strutture caritative, ma anche quello di farmaci. Il Banco farmaceutico ha distribuito agli enti di volontariato, 8 milioni di farmaci in Italia nel 2013, mentre erano 2 milioni nel 2007.
Il rapporto mette in evidenza che nella Capitale vivono 910mila minori, ma non esistono adeguate reti di supporto per le famiglie. "Tale assenza di reti, parentali in primo luogo, ma anche amicali e di vicinato, che rappresentano la prima risorsa delle famiglie italiane, non sempre ha potuto trovare sostegno in un'offerta di servizi pubblici spesso inadatta a rispondere ai nuovi bisogni- si legge- Pensiamo solo alla carenza di posti negli asili nido: secondo i dati dell'Agenzia per la qualità di Roma Capitale una famiglia su 3 che ne fa richiesta viene esclusa. La domanda non può essere elusa, anche tenendo presente nel Lazio una donna su due (48 per cento) ha un impiego lavorativo, valore superiore di 10 volte alla media nazionale".
Secondo Sant'Egidio tra i bambini deprivati non vanno, inoltre, dimenticati i minori rom. "Il progetto nazionale per l'inclusione dei bambini e delle famiglie rom, sinti e camminanti può finalmente favorirne l'integrazione scolastica e l'inclusione sociale, sostenendo il necessario confronto e la diffusione di esperienze significative di lavoro e valorizzando le stesse esperienze locali" si legge nel rapporto. A Roma e nel Lazio la presenza di rom è stabile: si tratta di 8.000/8.500 persone (circa 10.000/11.000 quelli presenti nel Lazio), un quinto dei quali sono italiani a tutti gli effetti.
Il rapporto sottolinea come alcuni gruppi si siano stabiliti progressivamente anche nei comuni della provincia più vicini alla Capitale. "In maniera non del tutto programmata la provincia si è fatta carico dell'accoglienza delle famiglie allontanate dalla periferia romana. D'altronde, a Roma i rom sono stati per anni oggetto di politiche di natura emergenziale, nonostante presenze numericamente costanti e per due terzi socialmente radicate che, alla fine, non hanno soddisfatto pienamente neanche coloro che le avevano elaborate- sottolinea Sant'Egidio- La domanda di integrazione sono state in sostanza eluse favorendo quelle sulla dislocazione dei campi nella Capitale, soprattutto concentrandoli in periferia fuori dal Gra". Mentre i rom desiderano sempre più integrarsi: "Lo si vede nella risposta sostanzialmente positiva che le famiglie danno alla prospettiva di dover intraprendere itinerari lunghi in materia di regolarizzazione amministrativa, accesso alla casa popolare o prevenzione sanitaria- continua il rapporto- I rom nella città e nella regione sono meno 'nomadi' di ieri. Frutti buoni sul fronte dell'integrazione potranno essere raccolti se alle semplificazioni dei pregiudizi subentrerà l'incontro tra persone, famiglie e istituzioni alle prese con i problemi di tutti: la scuola, l'ospedale, la spesa, la ricerca del lavoro o della casa". Il rapporto riporta alcuni interessanti esempi sperimentati con le popolazioni rom e sinti attraverso l'inserimento di famiglie nei piani comunali di edilizia residenziale pubblica, e l'inserimento scolastico anche se è ancora raro vedere ragazzi rom alle scuole superiori.
(Wel/ Dire)