(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 7 feb. - Ci sono i medici che da Massa Carrara partono per l'Eritrea, quelli che da Milano prendono il volo per la Cambogia o per l'Uzbekistan, oppure ancora quelli che a Torino si imbarcano per Somalia o Birmania. Sono cardiochirurghi, cardiologi e anestesisti e hanno tutti lo stesso obiettivo: salvare i bambini che in quei Paesi nascono affetti da una grave cardiopatia o da una malformazione congenita al cuore e rischiano la vita. E al di là della città dalla quale provengono o dall'ospedale nel quale lavorano, hanno una caratteristica in comune: quando partono per l'estero, lo fanno tutti in qualità di volontari.
"In Cambogia- racconta ad esempio Stefano Marianeschi, Responsabile Cardiochirurgia Pediatrica all'Ospedale Niguarda di Milano- operiamo presso l'Angkor Hospital for Children di Siem Reap, dove i medici locali sono già in grado di intervenire direttamente su numerosi difetti cardiaci congeniti. Durante le nostre missioni - due già realizzate e altre due in programma per il 2014 - operiamo i casi più complessi e dedichiamo almeno un'ora al giorno alla formazione del team locale, in modo da renderlo col tempo completamente autonomo".
Dopo numerose missioni in Eritrea, ad Asmara, racconta Nadia Assanta, cardiologa pediatra all'Ospedale del Cuore 'Gaetano Pasquinucci' di Massa, "ci siamo resi conto che molti bambini lì diventano cardiopatici in seguito a banali mal di gola da streptococco non curati. Per questo oltre alle missioni 'operatorie' abbiamo avviato, in collaborazione con il ministero della Salute eritreo, un programma di prevenzione: andiamo nelle scuole per spiegare ai bambini cosa sia il mal di gola e come curarlo, in modo che non degeneri in affezione reumatica al cuore".
A farsi carico dei costi di viaggio all'estero e della logistica delle missioni è la Fondazione milanese 'Aiutare i bambini' attraverso il progetto 'Cuore di bimbi' avviato nel 2005. "Il primo bambino che abbiamo potuto operare grazie al nostro progetto- racconta Goffredo Modena, presidente di 'Aiutare i bambini- si chiamava Elvis e aveva 8 anni: nel suo Paese, lo Zimbabwe, mancavano non solo medici in grado di operarlo, ma anche un'adeguata struttura ospedaliera. Così lo portammo in Italia: venne operato con successo a Bologna, e tornò poi in Zimbabwe dove ora vive felicemente". A fronte degli 800.000 bambini che ogni anno nei Paesi più poveri nascono con il cuore malato e hanno poche speranze di sopravvivere, grazie a 'Cuore di bimbi' sono stati operati fino ad oggi 993 bambini. Vite salvate grazie alle missioni dei medici volontari all'estero, ma anche - dove necessario - portando i bambini in Italia. "In altri casi ancora- conclude Modena- doniamo agli ospedali dei Paesi più poveri macchinari, attrezzature o materiale medico indispensabili per le operazioni di cardiochirurgia pediatrica, oppure copriamo il costo dell'operazione alle famiglie più povere".
Per salvare nel 2014 altri 300 piccoli cuori servono 308.000 euro. Fino al 23 febbraio, tutti possono contribuire a sostenere la campagna 'Cuore di bimbi della Fondazione 'Aiutare i bambini' con un SMS o una telefonata da rete fissa al numero 45504: il valore della donazione è di 2 euro oppure 5 euro a seconda della modalità scelta e dell'operatore telefonico. Per informazioni: www.aiutareibambini.it.
(Wel/ Dire)