(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 7 feb. - Salta l'esenzione per il terzo figlio negli asili nido di Roma e le associazioni familiari (Forum famiglie e Associazione famiglie numerose) se la prendono con il sindaco Marino e la sua amministrazione, che "evita il confronto sulle politiche familiari" e "crea ulteriori difficolta' a chi investe ancora la sua vita nella famiglia". L'oggetto del contendere e' una delibera della Commissione Scuola, difesa dalla sua presidente Valeria Baglio, che parla di equita' e di dovere di contribuire secondo la propria capacita' contributiva ai servizi educativi offerti. Considerazioni che il Forum rimanda al mittente, puntando il dito contro l'Isee e la mancanza di "politiche familiari".
LA DECISIONE - Per i nuclei familiari composti da almeno tre figli minorenni, era finora previsto che il terzo figlio non dovesse pagare la quota contributiva dell'asilo nido. Ora, dopo la proposta di delibera approvata in Commissione Scuola, relativa alla determinazione delle quote di pagamento per i servizi educativi e degli Asili Nido, il terzo figlio tornera' a pagare la sua quota.
LA PROTESTA - "Sono mesi - dice il coordinatore laziale dell'Associazione Famiglie Numerose, Angelo De Santis - che chiediamo un appuntamento per concertare politiche familiari, ma il sindaco fugge. Togliere l'esenzione del terzo figlio al nido ha una valenza simbolica preoccupante e mostra la pochezza della visione progettuale di questa amministrazione che non e' capace di investire sul futuro. Mi appello al buon senso dei consiglieri comunali tutti, di maggioranza e opposizione: non approvate questa miope delibera e cercate di fare cassa tagliando i costi altrove". "Per risparmiare circa 200 mila euro - rincara la dose Emma Ciccarelli, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio - si manda il messaggio che chi fa famiglia e' uno stupido e si scoraggiano le coppie a mettere al mondo figli, in un paese che ha oramai gia' azzerato la crescita demografica". E annota, con fare polemico, che la cifra corrisponde allo stipendio del portavoce del sindaco: "Si risparmi altrove, non sulle famiglie".
LA SPIEGAZIONE - Spiega Valeria Baglio (Pd), presidente della Commissione Scuola, che "la proposta di delibera approvata ieri, che prevede l'abolizione dell'esenzione per il terzo figlio dalle quote contributive per gli asili nido introdotte nel 2008, si basa su un semplice principio stabilito dal'articolo 53 della nostra Costituzione: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubblica in ragione della loro capacita' contributiva. Nello specifico - continua Baglio - ognuno in base alle proprie possibilita' e al proprio reddito deve contribuire a rendere il servizio degli asili nido a Roma il piu' efficiente possibile". "Voglio ricordare - spiega - che le quote contributive sono calcolate sul valore Isee che tiene conto anche del numero dei figli, quindi le fasce piu' deboli e i casi di disagio sociale continuano a essere preservati". "A chi si indigna per l'eliminazione dell'esenzione totale chiediamo: e' giusto che le famiglie ricche o benestanti non paghino il contributo per il terzo figlio a prescindere? Francamente - conclude - credo che debba valere il principio in base al quale chi ha piu' capacita' reddituale debba contribuire in misura maggiore ai servizi scolastici".
LA REPLICA - "Peccato - ragiona subito dopo Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle associazioni familiari del Lazio - che quell'articolo della Costituzione sia lo stesso che richiamiamo noi per rivendicare uguaglianza. Il punto e' che lo strumento dell'Isee non rispetta affatto la capacita' contributiva, anzi e' fortemente discriminatorio, visto che il terzo figlio, o il quarto, non valgono tanto quanto valgono il primo o il secondo. Non e' uguaglianza quella realizzata attraverso l'Isee e non sono politiche familiari quelle poste in essere dall'amministrazione". Il problema e' che nella scala di equivalenza dell'Isee il terzo figlio vale assai meno del primo, mentre le spese sostenute per la sua crescita sono piene: "Se devo andare a comprare un paio di scarpe al mio terzo figlio non mi fanno certo lo sconto perche' ha due fratelli piu' grandi". In questa situazione, che per Ciccarelli equivale ad una discriminazione, prevedere l'esenzione totale al terzo figlio risponde ad una "questione di equita': vogliamo investire in politiche familiari, riconoscere che i figli sono un valore, oppure vogliamo smantellare quelle poche politiche che sono state realizzate? Le famiglie con tre o piu' figli sono ormai una piccola popolazione, con l'esenzione non si va neppure ad incidere pesantemente sul bilancio, e si da' un indirizzo ben chiaro".
Fonte: Redattore Sociale (Wel/ Dire)