(DIRE - Notizario Minori) Roma, 19 dic. - Una serie di raccomandazioni dirette ad assistenti sociali, educatori e alla politica su come occuparsi di minori e neo maggiorenni che vivono in comunità, affido o casa-famiglia. Dieci raccomandazioni, appunto, scritte da 38 ragazzi, italiani e stranieri, come sintesi di una serie di incontri sul tema dei percorsi di cura e di transizione all'autonomia, organizzati dall'associazione Agevolando che si occupa del disagio di minori e di neomaggiorenni "fuori famiglia". L'associazione è nata nel 2010 e fino a oggi si è occupata di oltre 300 ragazzi e ragazze. La conclusione del progetto Care leavers network, che ha visto coinvolta anche la Regione Emilia-Romagna, è stata presentata il 13 dicembre nell'Aula magna del Dipartimento di scienze dell'educazione dell'Università di Bologna.
Più ascolto, rapporti sinceri con gli educatori, poter partecipare attivamente alla vita sociale, ma anche tempi certi sui percorsi di affido in comunità e il non sentirsi lasciati soli, una cosa che accade spesso ai ragazzi stranieri una volta maggiorenni. "Sono alcuni dei punti su cui i ragazzi hanno discusso- dice Federico Zullo, presidente dell'associazione Agevolando - che alla fine hanno inserito nelle loro Raccomandazioni". L'idea di creare un network dove i ragazzi possano indicare i problemi, le cose da migliorare e che tipo di rapporto instaurare con chi li segue è nata come costola del progetto "NeomaggioRete". Attraverso un finanziamento regionale si è cercato di aumentare i punti di riferimento per i ragazzi che terminano il loro percorso in modo da non lasciarli soli e continuare a seguirli in un rapporto di fiducia e d'accompagnamento nella vita di tutti i giorni. Una ventina d'incontri, tenutisi tra ottobre e novembre di quest'anno in 7 diverse città dell'Emilia-Romagna, dove si è parlato: di percorsi all'interno della comunità, del periodo di transizione, del tema dell'acquisizione dell'autonomia, della condizione dei minori stranieri non accompagnati e di cittadinanza attiva. Una volta terminati, i 38 ragazzi, di diverse nazionalità ed età e provenienti da diverse strutture della regione, si sono ritrovati intorno a un tavolo e hanno cominciato a scrivere quello che immaginavano dovesse essere un rapporto con assistenti e educatori, ma anche quali richieste rivolgere alle istituzioni e alla politica.
Il passo successivo adesso e quello di provare a espandere questo network al livello nazionale, coinvolgendo persone e associazioni da ogni parte d'Italia, creando così una rete in cui i ragazzi possono esprimere il loro punto di vista e dare suggerimenti. "Dal cercarsi una casa al trovare un lavoro - dice Federico - una sorta di mutuo aiuto che coinvolge tutti.
Esperienze simili sono nate da poco anche a Napoli, Verona e Trento. Lentamente quest'idea si sta diffondendo". (Dires - Redattore Sociale) (Wel/ Dire)