Emergenza educativa: 9 su 10 si informano da amici e in rete
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 4 apr. - "La scuola deve ripartire rafforzando il suo ruolo pedagogico. Non è facile ma dobbiamo dire basta a chi mette la testa sotto la sabbia. Tutte le volte che abbiamo puntato sui giovani abbiamo vinto, continuiamo a farlo insegnando loro le potenzialità e i rischi delle nuove tecnologie e spingendoli a privilegiare sempre le relazioni interpersonali reali a quelle virtuali". Ne è convinto Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), parlando all'apertura dei lavori della conferenza sui 'Giovani Digitali' a Porta Futuro per la presentazione del format 'App in Progress'.
L'IDO NELLE SCUOLE - L'IdO ha sportelli di ascolto in oltre 50 scuole di Roma. "Abbiamo contatti con 60 mila studenti- sottolinea Castelbianco- senza contare che sul portale www.diregiovani.it ci sono almeno 4 milioni di visitatori l'anno. Voi siete giovani ma ignoranti- sottolinea il direttore dell'IdO- basti pensare che alla rubrica 'Se sso è meglio' del portale diregiovani.it sono arrivate 70 mila richieste di aiuto in due anni. Questo perché i ragazzi si informano attraverso il passaparola che crea ignoranza, 9 su 10 si rivolgono agli amici e alla rete (89%) mentre ai genitori solo il 7%".
EMERGENZA EDUCATIVA - "Ci troviamo davanti ad adolescenti che fumano e bevono sempre di più, facendo anche largo uso di stupefacenti. Bevono per sballarsi addirittura prima di uscire il sabato sera- aggiunge Castelbianco- siamo di fronte a una emergenza educativa che vede gli adulti rimanere nel silenzio e i ragazzi considerare il futuro come una minaccia".
Nel 2000 l'IdO realizzò una ricerca sui giovani, dimostrando allora che a 15-16 anni gli studenti cominciavano a sentirsi sicuri e adulti. La stessa ricerca è stata poi ripetuta nel 2011 con dati completamente differenti: "A distanza di 10 anni l'insicurezza sociale è cresciuta enormemente- precisa Castelbianco- e la rete è diventata per loro un luogo dove sentirsi accolti all'interno di un contesto di relazioni virtuali". In questa solitudine "adolescenti di 14-15 anni danno il loro numero di telefono a persone conosciute on line nel 30% dei casi e il 25% di loro li incontra anche personalmente. Un pericolo immenso- afferma l'esperto- dal momento che questi sciacalli telematici impiegano 8 secondi a entrare in contatto con i minori e 3 minuti per indurli a spogliarsi davanti a una webcam".
Parliamo sempre di giovani che "nel 70% dei casi scindono l'affettività dalla sessualità a tal punto da cadere nel panico e chiedere aiuto ai nostri esperti. Su diregiovani.it sono arrivate 53 mila richieste di aiuto l'anno scorso- ricorda lo psicoterapeuta- provenienti tutte da minori colpiti da malattie veneree o gravidanze indesiderate. Eppure, a fronte di questa emergenza, non si aumentano i corsi nella scuola per informare gli studenti in modo corretto".
La scuola "diventa sempre più presidio di timori- fa sapere il direttore dell'IdO- nel 2011 con l'Università di Urbino abbiamo condotto uno studio sui timori dei giovani, e la paura di aggressione fuori scuola ha riguardato il 16% degli studenti mentre quella dentro la scuola il 27%".
I MINORI STANNO SEMPRE PEGGIO - "Al posto della relazione c'è la prestazione della relazione- rimarca il direttore dell'IdO- l'insegnamento precoce con gli anticipatari vede un 80% di risultati buoni e un 20% di risultati scarsi". Bambini che peggiorano a fronte di "adulti che hanno abbandonato il loro ruolo pedagogico, affermando che questi piccoli allievi sono incapaci di adeguarsi". Da qui si è registrato "un aumento dei comportamenti psicotici, un'adesione generalizzata degli adolescenti a modelli comportamentali non basati sulla relazione ma sulla rete, del tipo 'quanti amici hai su Facebook'. Studenti che vivono in comunità tecno-referenziate e virtuali- precisa Castelbianco- che finiscono per diventare tutti dislessici, tutti con l'adhd o tutti autistici (secondo gli ultimi dati del Cdc di Atlanta si tratta addirittura di 1 bambino autistico ogni 68)".
Perché questo aumento di malessere? "Dagli Stati Uniti abbiamo ripreso soprattutto la risposta dell'evidence based, andando verso un addestramento totale e distante da quello che pensano e mostrano realmente i bambini. Dobbiamo rimediare alla grande assenza della relazione- conclude- nonché a questa emergenza educativa che viviamo nel nostro Paese".
(Wel/ Dire)