(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 set. - Abbassare da 100 a 25 anni il limite temporale che consente a un figlio non riconosciuto di scoprire l'identita' dei suoi genitori naturali: e' la proposta di legge avanzata dalla deputata Pd Luisa Bossa, secondo cui, trascorso questo tempo, i figli non riconosciuti potranno rivolgersi al Tribunale dei minori per richiedere l'accesso alle informazioni. Solo una proposta, rispetto alla quale non e' ancora iniziata una discussione parlamentare, ma abbastanza per mettere in allarme le associazioni che da sempre si occupano di adozioni e affido e aprire un dibattito sulla necessita' di garantire la segretezza del parto. Rs, l'agenzia giornalistica di Redattore Sociale ha dedicato un focus al caso, che introduce l'idea di una contrapposizione di interessi e tutele tra madri e figli e spinge a una maggiore riflessione sul dato culturale, ovvero sulla "convinzione che, coloro che sono stati adottati e non possono accedere alla conoscenza della propria origine biologica, vedano compromessa la costruzione della propria identita'".
In prima fila nella difesa dell'attuale legge italiana l'Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, che ne sottolinea "validita' e eticita'". Per l'associazione il rischio piu' grande, introdotto dalla una eventuale modifica delle legge, riguarda la tutela dei nati, perche' le donne in difficolta', "non avendo piu' fiducia nell'assoluta riservatezza delle strutture sanitarie, potrebbero non andare piu' in ospedale e partorire quindi in condizioni inidonee". Ma, allo stesso tempo, secondo l'associazione, non e' possibile sottovalutare il rischio di turbare profondamente l'equilibrio del genitore che non ha voluto riconoscere il proprio nato, a cui a distanza di anni viene chiesto di "rileggere le pagine dolorose del suo passato".
In difesa della "legge dei 100 anni" Claudia Roffino, adottata, non riconosciute alla nascita e oggi una donna adulta, che al termine abbandono preferisce la definizione privo di famiglia al momento della nascita. "Le vere abbandonate sono le donne e non i bambini", sottolinea avanzando la necessita' di una maggior sostegno anche dopo il parto. Per lei non esiste un "bisogno esasperato" da parte dei figli adottati di ottenere informazioni sull'identita' del genitore biologico.
Sulla esigenza di una maggiore tutela delle partorienti si e' espresso anche il Gruppo Crc, network di organizzazioni che si occupano della tutela dell'infanzia e dell'adolescenza, nel rapporto 2013 sull'applicazione della Convenzione Onu sui diritti dei minori. Prioritario l'accesso ai servizi e alle informazioni perche' una donna possa riflettere e decidere con serenita' e autonomia di riconoscere o meno il proprio bambino. Una delle raccomandazioni del documento recepita da una proposta di legge presentata a maggio 2013. In una scheda cosa prevede la legge italiana e le sentenze di Corte Costituzionale e Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Fonte: Redattore Sociale (Wel/ Dire)