(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 13 set. - "L'Italia e' in difficolta' nel gestire la transizione dall'affido ideale alle diverse accoglienze familiari o residenziali a seconda dei problemi". L'analisi e' di Klaus Wolf, Universita' di Siegen in Germania, a Padova per il meeting "Le forme dell'affido in Europa: cosa sappiamo degli esiti e delle condizioni di efficacia?". Organizzato dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova con l'associazione internazionale per la valutazione di esito in area infanzia e famiglia (iaOBERfcs), la Fondazione Paideia di Torino e l'International Foster Care Research Network, l'evento ha richiamato in citta' 50 esperti da 15 paesi europei.
La situazione europea e quella italiana. Il confronto europeo pone il nostro Paese in condizione di riflettere sul proprio sistema di accoglienza e di analizzare punti critici e possibilita' di miglioramento. "In Europa, nei paesi che piu' hanno investito sull'affido, si e' capito che solo un terzo degli affidi ha buoni esiti, con il rientro in famiglia, mentre negli altri casi, ben che vada, non ci sono miglioramenti nella condizione del minore", sottolinea Wolf. Per quanto riguarda l'Italia, una valutazione degli esiti e' attualmente difficile, proprio per l'assenza di verifiche sistematiche. Ma esperienze come quella di Inghilterra, Belgio, Paesi Bassi, Svezia dicono che "spesso gli affidi non vanno a buon fine, producono sofferenza, perche' non tengono fede alle aspettative (non perche' manchi la motivazione) e non si riduce la conflittualita' con famiglie di origine".
Inoltre, spesso l'esperienza di accoglienza viene interrotta, creando un effetto indesiderato di "carriera" nell'affido. I dati, infatti, attestano che proviene da altre collocazioni quasi il 53% dei bambini: il 14% viveva in un'altra famiglia affidataria, circa l'11% in struttura residenziale (fonte: Centro nazionaledidocumentazionee analisi per l'infanziae l'adolescenza, 2013).
Redattore sociale (Wel/ Dire)