(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 13 set. - Un appello per la pace, nel solco di quanto detto da Papa Francesco. Per salvare la vita dei bambini siriani e mantenere in vita un progetto che da' speranza di vita anche a chi e' affetto da malattie del cuore (4 mila bambini all'anno in Siria), la terza causa di mortalita' del mondo per l'Oms (Organizzazione mondiale della Sanita'). A lanciarlo e' l'associazione Bambini cardiopatici nel mondo, una onlus che dal 1994, in Siria ha lavorato per aprire un centro di altissima specializzazione nelle malattie cardiopatiche. Dopo un estenuante lavorio diplomatico, un decennale corso di formazione per il personale locale e un investimento da 8 milioni di euro (in cui ha partecipato anche il Governo di Bashar al Assad oltre alla Farnesina, con l'ufficio per la cooperazione internazionale), l'ospedale apre i battenti nell'aprile 2011, alla vigilia della guerra.
Due anni e mezzo dopo ha ridotto drasticamente le operazioni: da tre-quattro al giorno a meno di una. Colpa della guerra, che ha messo in fuga parte del personale e i rappresentanti delle industrie farmaceutiche, che ha indotto la comunita' internazionale a strozzare il Paese con l'embargo. I materiali e le medicine per le cure non arrivano piu' e nel giro di qualche mese, dai tre ai cinque stimano i rappresentati dell'associazione, il centro potrebbe chiudere. Risultato: la mortalita' infantile e' passata dal 5% nei casi delle malattie gravi, in linea con tutti gli standard mondiali, al 98%, il livello allarmante a cui stava prima dell'arrivo di Bambini cardiopatici del mondo.
Stesso discorso per le patologie piu' semplici: dal 2% di mortalita' si e' tornati al vecchio 92%. "Non vogliamo che si distruggano 20 anni di lavoro- dichiara Alessandro Frigiola, primario di cardiochirurgia pediatrica al Policlinico di San Donato e presidente dell'associazione- Chiediamo che torni la pace e che chi ha disponibilita' ci aiuti a comprare qualunque cosa, dalle siringhe agli ossigenatori". (Per informazioni su come donare info@bambinicardiopatici.it).
Insieme al professor Frigiola a Milano c'e' anche Tamman Yousseff, medico siriano, direttore del centro specializzato di Damasco. Yousseff si e' formato proprio grazie al contributo della onlus e sotto la sua direzione nella capitale siriana sono state fatte piu' di 170 operazioni, con 15 medici siriani.
"Eravamo un Paese dove convivevano pacificamente piu' di 40 etnie e ora ci troviamo in mezzo a questo. Con il Governo prima del 2011 non abbiamo mai avuto problemi", racconta Yousseff. Ora e' costretto a stare in Italia per cercare aiuti e perche' tanto la sua presenza a Damasco sarebbe superflua: "Ci sono tre miei colleghi e nemmeno loro riescono ad operare in questo momento", constata. Invece che lavorare con 250 tra medici infermieri e personale, al centro non sono mai riusciti a superare i 40.
Il centro specializzato di Damasco e' prezioso. Si trova accanto al centro ospedaliero universitario, nel cuore della citta'. Non esistono altri centri del genere in tutta la regione, comprendendo Libano, Giordania. "Un'operazione su un bambino cardiopatico in Italia costa almeno 15-20 mila euro, per questo s'investe cosi' poco: la si considera troppo costosa", commenta Frigiola. Il materiale va sostituito di frequente, spesso e' utilizzabile solo per un bambino.
Il grande progetto di Bambini cardiopatici nel mondo era creare cinque centri in tutto il Paese: "Volevamo snellire le liste d'attesa che oggi sono di almeno due anni- conclude Frigiola- A Damasco se ne riuscivano a curare 800 sui 4 mila che ne avrebbero bisogno ogni anno. Al momento, sono ormai 40 mila i minori che avrebbero bisogno di operazioni di alta chirurgia nella Siria, che nessuno puo' aiutare".
(Wel/ Dire)