Indagine Ipsos per Save the children e ragazzi confermano rischi
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 15 nov. - I luoghi considerati potenzialmente piu' rischiosi sono oratori e parrocchie. Ma i genitori emiliano-romagnoli, quasi tutti (il 97%), ritengono che i propri figli possano essere generalmente esposti alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni da parte degli adulti nei luoghi che frequentano abitualmente. Lo rivela un'indagine realizzata da Ipsos per "Save the Children" in occasione della presentazione di "Adulti a posto", il sistema di condotta, segnalazione e risposta ideato per aiutare a proteggere i ragazzi da situazioni di abuso, sfruttamento e dai comportamenti scorretti da parte degli adulti che dovrebbero prendersi cura di loro.
Dunque, per le famiglie i luoghi maggiormente a rischio sono, oltre a oratori e parrocchie, i centri sportivi (46%), ma anche la scuola (33%). In generale, sono molti i posti, come centri aggregativi, associazioni, punti di ritrovo per il tempo libero degli adolescenti, considerati potenzialmente pericolosi. I ragazzi, dal canto loro, si sentono meno al sicuro nei centri sportivi (39%), rispetto alla scuola (30%) o alle strutture religiose (25%). Che, pero', gli adulti, con un loro comportamento inappropriato o abusivo, possano far sentire insicuri i ragazzi, e' una realta' purtroppo confermata al Nord da quasi un adolescente su tre (30%), che dichiara di avere coetanei che hanno subito episodi di questo tipo da parte di adulti almeno qualche volta, o addirittura spesso (3%), dato quest'ultimo in flessione rispetto alla media nazionale (7%).
Tra i genitori, in Emilia-Romagna solo il 18% ritiene che i propri figli siano completamente tutelati rispetto agli adulti nei luoghi di attivita' o svago frequentati, dato addirittura inferiore alla media nazionale (23%).
"Veniamo a conoscenza di fatti di cronaca che coinvolgono minori, anche in Emilia-Romagna", Valerio Neri, dg di Save the Children Italia. Si tratta di "vittime di abusi da parte di persone adulte appartenenti a istituzioni scolastiche o religiose, associazioni, organizzazioni o centri aggregativi di varia natura. Una persona che si trova in una posizione fiduciaria e autorevole rispetto ai minori, puo' piu' facilmente adottare comportamenti scorretti nei loro confronti", ricorda Neri. Ma cosa si intende per abusi? Per i ragazzi del Nord, si tratta, innnanzitutto, spiega la onlus, della pretesa o imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, mai accettabile per il 95% di loro, insieme all'utilizzo di minacce o ricatti per ottenere qualcosa e alla discriminazione in base all'etnia e alle origini. L'utilizzo di parole forti o parolacce, uno scappellotto o una strattonata energica rappresentano, invece, comportamenti ai quali sembrano essersi abituati: la meta' circa degli intervistati li considera accettabili (62% e 49%), evidenziando cosi' un deterioramento del linguaggio fisico e verbale tra adulti e minori.
Altro segnale rilevante riguarda l'accettazione di alcune azioni gravemente discriminatorie, come criticare o ridicolizzare comportamento e aspetto (20%), preferenze sessuali (25%) o fede religiosa (31%). Tra i pericoli temuti dalle famiglie anche la possibilita' che adulti possano spingerli all'utilizzo di sostanze proibite o vietate per l'eta' del ragazzo o di sostanze e farmaci che migliorino la prestazione fisica o intellettuale (91%).
Piu' in generale, lo studio realizzato per Save the children conferma quanto sia difficile aprire un canale di dialogo tra adulti e ragazzi, anche su questioni come queste. In Emilia-Romagna gran parte dei genitori (93%) ritiene che un caso di abuso, piu' o meno grave, vada segnalato, ma quasi un genitore su tre (31%) pensa che ci vorrebbero figure terze a cui rivolgere l'allerta.
Intimoriti dalle conseguenze di una denuncia, il 33% dei ragazzi teme la possibilita' di scatenare una caccia alle streghe e invoca cautela (opzione condivisa dal 42% dei genitori emiliano romagnoli), mentre il 24% pensa andrebbe segnalato comunque anche in assenza di un'assoluta certezza (20% tra gli adulti). Quando si tratta pero' di identificare chi sarebbe il destinatario dell'allerta, emergono timori e contraddizioni. Gran parte dei genitori dell'Emilia-Romagna (71%), si immagina destinatario della prima segnalazione da parte dei figli, mentre invece la prevalenza (73%) degli adolescenti del nord lo confiderebbe ad un amico mentre solo due su cinque si rivolgerebbero ai propri genitori. Emerge peraltro come gli adulti di riferimento nei vari ambiti non godano di grande fiducia tra i ragazzi nel Nord, visto che costituiscono un riferimento valido solo per uno su tre (32%).
L'esigenza e l'opportunita' di un sistema specifico di tutela per i minori e' confermata a livello nazionale sia dai ragazzi (86%) che dai genitori (97%). Un sentimento probabilmente ispirato, in Emilia-Romagna, dalle carenze in proposito evidenziate in tutti gli ambienti a partire dalla scuola, dove secondo il 44% dei genitori emiliani e il 50% dei ragazzi al Nord una policy non esiste, ma peggio va ad oratori e parrocchie (87% e 85%), ai luoghi dello sport organizzato (rispettivamente 74% e 66%), e ai vari centri ludico-ricreativi (95% e 90%).
Di qui la richiesta di Save the Children alle istituzioni, laiche e religiose, e alle altre organizzazioni di fare la loro parte adottando codici di condotta e formando gli operatori a prevenire e riconoscere certi rischi.
(Wel/ Dire)