(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 1 mar. - Il settore primario, un settore storicamente e tradizionalmente poco controllato, la cui regolamentazione in molti paesi incontra grandi resistenze, e' di gran lunga quello in cui si registra la presenza piu' consistente di lavoro minorile nel mondo: circa 129 milioni di piccoli lavoratori, stando ai dati Fao del 2008, quasi il 60 per cento dei quali (di eta' compresa tra i 5 e i 17 anni) impiegati in mansioni pericolose. La zootecnia, all'interno del settore primario, e' un segmento in forte crescita a causa dell'aumento della domanda globale di prodotti di origine animale e contribuisce per il 40 per cento circa al valore totale prodotto dalle economie agricole e, per il 70 per cento degli 880 milioni di poveri delle aree rurali che vivono con meno di 1 dollaro al giorno, l'allevamento rappresenta una fonte di reddito e di sicurezza alimentare, fondamentale. In molti casi, nei contesti rurali piu' tradizionali, l'allevamento del bestiame viene affidato ai minori, un'attivita' che, quando interferisce con la frequenza scolastica e li espone a rischi e pericoli, si configura come sfruttamento. Nel suo rapporto appena pubblicato "Children's work in the livestock sector: Herding and beyond", la Fao ha realizzato il primo studio complessivo su questo particolare aspetto del lavoro minorile, analizzando non solo le cause della sua diffusione, ma proponendo anche a tutti gli stakeholder coinvolti, dai governi alle agenzie di sviluppo, una serie di misure integrate attraverso cui combattere il fenomeno. Il lavoro costituira' anche la base di discussione per la "Terza Conferenza mondiale sul lavoro minorile" che si terra' il prossimo ottobre in Brasile."Ridurre il lavoro minorile in agricoltura non e' soltanto una questione di diritti civili, ma e' parte dell'impegno per uno sviluppo rurale e una sicurezza alimentare realmente sostenibili", ha affermato il Jomo Sundaram, vice direttore generale della Fao, del Dipartimento Sviluppo economico e sociale, a maggior ragione quando lo sfruttamento del lavoro dei bambini mina alla base la possibilita' di raggiungere un'occupazione dignitosa attraverso un adeguato percorso di formazione. La poverta', che costringe molti bambini a lavorare per sopravvivere, rimane una delle principali cause del lavoro minorile. Tra le altre cause c'e' la mancanza di accesso alle scuole e il fatto che, all'interno di culture tradizionali, l'istruzione, essendo un'attivita' improduttiva, non viene concepita come un vantaggio. Affrontare il lavoro minorile nel settore primario e' ancora piu' difficile a causa delle peculiarita' dei sistemi di produzione in agricoltura e nell'allevamento: gran parte del lavoro minorile in questo settore si svolge, infatti, come lavoro familiare non retribuito, senza contratti formali, con una sostanziale continuita' tra la famiglia e l'ambiente di lavoro. Queste condizioni rendono ancora piu' necessaria un'azione di contrasto integrata che coinvolga tutti gli attori sociali per rimuoverne le cause e, soprattutto, offrire un'alternativa ai ragazzi e alle loro famiglie.
"Nell'affrontare il problema del lavoro minorile nelle comunita' dedite alla pastorizia, occorre avviare un dialogo per trovare soluzioni che siano idonee alle loro specifiche situazioni socio-culturali e che siano costruite con il sostegno dei genitori, dei datori di lavoro e degli stessi minori", ha affermato Rob Vos, direttore della divisione Fao Pari opportunita', equita' e impiego rurale."Questo consentirebbe un'istruzione con identita' - ha proseguito Vos - che offra ai ragazzi migliori prospettive di lavoro, nell'ambito del settore zootecnico ma anche altrove".
Il rapporto della Fao suggerisce quindi una serie di interventi per affrontare il problema del lavoro minorile nel settore zootecnico che vanno dalla maggiore ricerca sui fattori che portano all'impiego di manodopera di bambini e ragazzi, all'elaborazione di norme e misure politiche a livello nazionale che migliorino le condizioni di vita delle famiglie e l'accesso all'istruzione, ad esempio prevedendo forme di ammortizzatori sociali e altri incentivi che possano dissuadere le famiglie dall'impiegare i piu' piccoli. Anche le organizzazioni di produttori, i datori di lavoro e i lavoratoridevono essere coinvolti, assicurandosi ad esempio che le aziende dell'industria zootecnica non utilizzino manodopera minorile lungo l'intera catena produttiva. Secondo la Fao, per contrastare il fenomeno e' essenziale poi incentivare il dialogo diretto con le famiglie rurali piu' vulnerabili per offrire loro assistenza, incrementando i programmi di sviluppo che puntano sulla scolarizzazione, anche con approcci innovativi che possano ridurre le barriere d'accesso all'istruzione nelle societa' pastorali, come l'apprendimento a distanza, la possibilita' di usufruire di mense scolastiche e buoni pasto, l'offerta di scuole con vitto e alloggio e il collegamento dell'istruzione formale con le attivita' pratiche sul campo.
(Wel/ Dire)