(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 31 mag. - Un minore su quattro subisce soprusi sul web. È il cyberbullismo, ovvero gesti di persecuzione messi in atto online per criticare l'aspetto fisico, l'orientamento sessuale o la nazionalita', se si tratta di adolescenti stranieri. È di ieri la tragica notizia del tentato suicidio di un sedicenne lanciatosi dal terzo piano dell'Istituto nautico di Roma perche' gay, e di alcuni mesi fa (novembre 2012) quella della morte di un altro minorenne, Andrea Spezzacatena, suicidatosi perche' considerato omnosessuale.
Il giovane passo' alla cronaca come 'il ragazzo dai jeans rosa', con un finto profilo Facebook che contribui' ad accrescere questo massacro. La mamma di Andrea, Teresa Manes, ha ricordato stamattina a 'I Fatti Vostri' su Raidue che il figlio "non lascio' alcun biglietto, anche se sicuramente ha conosciuto un dolore e un disagio grandissimo, che ci ha vomitato addosso perche' continuiamo a vivere un dolore indicibile e tanta rabbia. A distanza di mesi non sono ancora stati ascoltati i compagni di scuola. Io devo capire- ha affermato la signora- l'esistenza del falso profilo su Facebook, dove veniva deriso per un pantalone scolorito che gli e' valsa l'etichettatura. Andrea non era omosessuale e non era un modaiolo, per lui era importante uscire ordinato e pulito. Non si fermava alla forma ma guardava alla sostanza".
Teresa Manes ha poi ricordato che "ad ogni persona e' dovuto il rispetto, non solo all'eterosessuale. Noi genitori non abbiamo intuito il disagio di Andrea, sicuramente vittima di bullismo psicologico, anche perche' la scuola non mi ha riferito nulla.
L'insegnante che sa di prese in giro ai danni degli alunni deve riferirlo ai genitori, eppure ad ogni colloquio- ha precisa Manes- mi dicevano che era un ragazzo perfettamente integrato. Ma ci furono scritte offensive di cui non sapevo nulla ed una in particolare era addirittura intagliata sul banco: 'Andrea frocio', marcando volutamente una condizione che peraltro non apparteneva a mio figlio". Anche se "fosse stato gay poi- ha concluso la mamma di Andrea- non mi sarei mai vergognata di lui, cosa che invece avrei fatto se avesse stuprato una ragazza".
Al momento la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, "siamo nella fase delle indagini preliminari con la raccolta delle prove- ha spiegato l'avvocato Eugenio Pini, legale della famiglia- posso dare un contributo alla trasmissione dicendo che abbiamo svolto anche noi degli accertamenti tecnici appurando che dal pc di Adrea, che navigava da casa, non ci sono stati accessi a questa pagina Facebook. Riteniamo che abbia rifiutato questa attribuzione di omosessualita'".
Alla domanda 'come porre fine a queste condotte violente messe in atto tra i giovani' ha risposto lo psicoterapeuta dell'eta' evolutiva, Federico Bianchi di Castelbianco: "Noi adulti dovremmo farci un esame di coscienza. Abbiamo ragazzi estraneamente aggressivi e ragazzi piu' vulnerabili, smettiamola di dire che i ragazzi sono grandi, al contrario sono giovani che devono essere seguiti". Il mondo degli adulti, secondo il direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) "non riesce a far passare ai giovani il valore del rispetto, che ci deve essere sempre, qualunque sia la situazione. Noi- ripete Castelbianco- non siamo riusciti a dare loro il senso del limite oltre il quale non si va. Noi non abbiamo trasferito in loro il concetto di inaccettabilita'". È quindi necessario "riprenderci il ruolo di adulti, educatori responsabili. Quando i ragazzi vedono lo stupore e lo sbigottimento nell'espressione degli adulti si rendono conto di aver sbagliato. Educarli, correggere i loro comportamenti distorti e' una nostra responsabilita'- ha concluso lo psicoterapeuta- non la loro".
(Wel/ Dire)