(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 21 giu. - Per la prima volta in Italia uomini e donne che da bambini sono stati accolti in famiglie italiane - con l'adozione nazionale o internazionale - sabato 22 giugno si ritrovano e si confrontano a Bologna: senza genitori, psicologi, operatori sociali a mediare o commentare le loro riflessioni e conversazioni. Organizzato dal Centro studi di Ciai, questo primo meeting dei figli adottivi adulti dimostra che l'adozione non si esaurisce con l'ingresso, da bambini, in una famiglia ma acquista sfumature diverse a seconda dell'eta' e dei momenti della crescita e della vita di questi 'nuovi italiani'. Questi alcuni dei molti temi: Quale percezione si ha oggi del figlio adottivo? Gli adottivi sono forse portatori di una "doppia identita'"? E ancora: la ricerca delle origini e' un bisogno di chiunque sia stato adottato? La giornata di lavori prevede due parti: la prima, riservata ai soli adottivi, servira' per fare il punto della situazione sulla loro vita, oggi, rispetto ai temi posti e scoperti nelle varie tappe della vita (identita' etnica, origini, genitorialita'); per approfondire, i fattori della buona riuscita dell'adozione ed eventuali criticita'; per individuare proposte di lavoro; per creare una rete di collaborazione tra figli adottivi adulti e i servizi di post-adozione, destinati a gli adulti adottivi e le loro famiglie. Nella seconda parte invece una tavola rotonda dara' la possibilita' agli adottivi di discutere i risultati dei workshop con alcuni esperti, fra i quali figurano Daniela Bacchetta, vicepresidente Cai-Commissione adozioni internazionali; Monya Ferritti, presidente Care- Coordinamento delle associaizoni familiari e Luigi Fadiga, Garante per l'Infanzia e l'adolescenza per l'Emilia Romagna.
L'eta' adulta rappresenta una delle tappe meno esplorate della vicenda adottiva. Solitamente quando si parla di "adottati" ci si riferisce ai bambini, dimenticando che i figli adottivi diventano adolescenti e poi adulti, entrano nel mondo del lavoro, si sposano, hanno figli. La costruzione dell'identita' e' un processo che si evolve e muta nelle varie fasi della vita, in modo particolare nel periodo dell'adolescenza, in quanto c'e' la voglia ma allo stesso tempo la paura di mettersi a confronto con una storia pregressa, segnata da un abbandono con cui ci si trova sempre a fare i conti, di legami affettivi interrotti, di appartenenza etnica ad un Paese di cui si ricorda e si conosce poco se non addirittura niente.
L'essere stati adottati costituisce una condizione esistenziale che accompagna tutta la vita. Anche nel diventare adulti, i figli adottivi si trovano ad affrontare una serie di compiti che, seppure comuni a tutti, si colorano di significati peculiari proprio in considerazione della loro specifica storia personale. Inoltre, nella costruzione dell'identita', trova grande spazio il desiderio che, molti avvertono, di scoprire le proprie origini: partendo da un viaggio interiore in cui nasce il desiderio e la voglia di scoprire qualcosa in piu' del proprio passato, si arriva spesso a realizzare il viaggio vero e proprio nel Paese di nascita. La ricerca di informazioni sulla famiglia biologica, il rapporto con il Paese di origine e la definizione della propria identita' etnica, la relazione con l'altro sesso, l'assunzione del ruolo genitoriale con il compito di spiegare l'adozione al proprio figlio, sono solo alcuni dei temi che contrassegnano questa tappa dell'esistenza dei figli adottivi.
Sorta nel 1968, Ciai e' stata la prima associazione in Italia ad occuparsi di adozione internazionale. Oggi sono oltre 2.000 i bambini stranieri adottati attraverso il Ciai provenienti da diverse parti del mondo: India, Corea, Cambogia, Vietnam, Etiopia, Burkina Faso, Brasile, Colombia, Ecuador, Peru', e Romania. Mediamente in Italia sono oltre 3.000 i bambini che ogni anno sono accolti in famiglie italiane attraverso l'adozione internazionale. Oggi molti adottivi stanno attraversando l'eta' dell'adolescenza o sono gia' diventati adulti e, spesso, esprimono la necessita' di confrontare le proprie storie di adozione con quelle vissute da altri.
Ciai nel 2001 ha creato il Gruppo dei figli adottivi adulti, per valorizzare la preziosa esperienza maturato sull'adozione in prima persona. Il gruppo si riunisce mensilmente e cercando di non limitare il confronto allo scambio di esperienze personali, si propone di favorire una riflessione sui nodi cruciali che caratterizzano la vita adottiva (il rapporto con le origini etniche, il viaggio di ritorno nel Paese di origine, il rapporto con la propria storia personale, etc).
(Wel/ Dire)