(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 14 giu. - "Una legge sulla tutela della salute mentale in eta' evolutiva e' urgente oggi piu' che mai. Il risparmio previsto sarebbe di un punto del Pil. Il risultato atteso, invece, e' di ridurre il peso dei disturbi psichiatrici che passano dall'eta' evolutiva all'eta' adulta e di diminuire l'insorgere della malattia psichiatrica in eta' adulta, prevenendola". A spiegarlo alla Dire e' Gabriel Levi, ordinario di Neuropsichiatria infantile presso l'Universita' degli Studi di Roma 'La Sapienza'.
Il 3 ottobre 2012 e' passata la mozione in Senato, "ma la procedura si e' poi rallentata a causa della crisi di governo.
Dunque adesso c'e' solo una proposta costruttiva che, seppur rappresenti un grande segnale dal punto di vista culturale, non basta. C'e' bisogno di una legge regionale". Il professor Levi fa sapere pero' che l'assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio, Rita Visini, "si e' impegnata a nome della giunta su tre punti: mandare avanti la legge regionale sull'eta' evolutiva; fare subito un progetto speciale sul rilancio dell'Istituto di Via dei Sabelli; potenziare almeno quattro Servizi di neuropsichiatria infantile (due a Roma e due nelle Province), aggiungendo un impegno responsabile nella parte socio-sanitaria".
Tutto questo e' stato detto al convegno organizzato nell'aula magna di 'La Sapienza' di Roma, che terminera' oggi, e al quale hanno preso parte molti rappresentanti di altre regioni. "Son venuti dalla Puglia, dalla Campania, dalle Marche e dall'Emilia Romagna perche' interessati a realizzare la stessa legge- precisa il neuropsichiatra- nel Lazio erano almeno 15 anni che non c'era una riunione che coinvolgesse tanti operatori del settore, circa 700 iscritti".
Sono invece tre anni che Gabriel Levi non si da' tregua, impegnato full time per la realizzazione della Legge sulla Tutela della salute mentale in eta' evolutiva. Secondo il docente, oggi sono queste le questioni aperte: "La Neuropsichiatria infantile (Npi) ha un numero di pazienti nazionali che varia tra i 350 mila e i 450 mila soggetti nella fascia di eta' 0-18 anni. Un numero uguale di pazienti- precisa il professore- che la Neuropsichiatria per gli adulti affronta nella fascia di eta' 18-90 anni". Per funzionare la Neuropsichiatria "ha bisogno di 5 letti di degenza ordinaria ogni 100 mila persone nella fascia di eta' 0-18- aggiunge Levi- e almeno 15 o 20 posti di degenza diurna, sempre per 100 mila persone normali da 0-18 anni di eta'". Inoltre, "secondo tutti i calcoli epidemiologici internazionali e nazionali, su 100 mila soggetti dai 0 ai 18 anni almeno 8 mila chiedono un intervento, ovvero l'8%, e la gran parte degli interventi deve essere gestita per almeno 3 anni in situazioni ambulatoriali o di degenza diurna". Per questo motivo, "in piu' di una regione- precisa l'ordinario di Neuropsichiatria infantile- si sta cercando di passare da una mozione costruttiva ad un'organizzazione regionale che integri l'intervento ospedaliero, che riguarda il 10% delle situazioni, e l'intervento territoriale, che riguarda il 90% dei casi".
Anche nella regione Lazio si sta facendo qualcosa. Levi fa sapere che "si e' costituito un gruppo di lavoro il cui obiettivo e' quello di proporre un progetto complessivo che affronti tutte le tematiche della Npi in maniera integrata. Vale a dire non per singola patologia o fasce d'eta', ma per l'insieme delle patologie in argomento, con un piano d'intervento che copra tutto l'arco dell'eta' evolutiva". Perche' per tutelare e promuovere lo sviluppo psicologico e sociale delle generazioni future "bisogna soddisfare tre condizioni: non frammentare la popolazione dei bambini e dei ragazzi in tante piccole casistiche ma coinvolgere tutta la popolazione; integrare gli interventi sanitari con quelli educativi; e infine, per non psichiatrizzare la salute mentale, e' necessario costruire degli interventi piu' tecnici di prima diagnosi e di prima presa in carico rispetto alle popolazioni di rischio clinico piuttosto che ai singoli casi".
I bambini, nella maggioranza assoluta dei casi, presentano "un insieme di problemi che in base all'eta' e al periodo dello sviluppo emergono sotto forma di diverse patologie". Per il docente universitario, quindi, "il lavoro da fare riguarda la fase pre-adolescenziale, in modo da prevenire il formarsi di problemi psichici che si manifestano in eta' adulta".
I minori che hanno bisogno di aiuto sono tanti: "Ogni anno ci arrivano circa 1.500 bambini e ragazzi, un terzo dei quali viene con la richiesta di una seconda opinione. Oltre la meta' degli arrivi e' dovuta alla sollecitazione di educatori e insegnanti- afferma Levi- seguono le richieste nate in ambito familiare (per lo piu' delle madri, con qualche resistenza dei padri), mentre le segnalazioni proposte e motivate dai medici sono meno di un quinto. I picchi di eta' rimangono quelli collegati ai momenti di passaggio sociale: 3, 5,7, 9, 12 e 14 anni".
Quali sono i disturbi piu' segnalati? Per Levi "sono i disturbi neuropsicologici (disturbi generalizzati dello sviluppo, disturbi specifici dell'apprendimento, del linguaggio, ritardo psicomotorio, sindrome da deficit di attenzione e iperattivita'), disturbi psicopatologici e neurologici" (paralisi celebrale infantile, disturbi del movimento, epilessia, cefalea, disturbi del sonno, tic).
"Un caso su quattro e' a forte e determinante componente sociale- specifica- uno su cinque dipende da problematiche miste, neuropsicologiche o psicopatologiche. Inoltre, per 60 casi su 100 c'e' concordanza tra motivo della segnalazione e la nostra valutazione diagnostica, mentre per 25 casi su 100 la valutazione diagnostica modifica radicalmente l'area problematica. Infine, per 8 casi su 100 la segnalazione non viene confermata da una diagnosi clinica".
Da un confronto con le Asl regionali (Asl RmC - Lt) e quelle di Modena e Firenze, risulta che da "almeno 5 anni il rapporto tra casi che chiedono una prima visita e casi che vengono presi in carico e' di 1 a 3. Molti casi che ricevono una diagnosi abbastanza precoce vagano per mesi, e qualche volta- denuncia il docente- fino a due anni prima di ricevere una risposta terapeutica. Su questi problemi dobbiamo agire".
Per essere "utili e concreti rispetto al disagio psichico in eta' evolutiva e se vogliamo fare un vero lavoro di prevenzione della malattia psichiatrica in eta' adulta, dobbiamo fare una legge sulla salute mentale in eta' evolutiva che abbia i seguenti obiettivi: unificare in un disegno complessivo gli interventi frammentati per singole patologie e per singola fascia di gravita' dei problemi; unificare in un disegno complessivo gli interventi per le disabilita', quelli per i disturbi dello sviluppo neuropsicologico-psicopatologico e quelli per l'alto rischio psicopatologico; concentrare, infine, il massimo dell'investimento tra i 3 e i 12 anni per raggiungere in tempo utile tutta la popolazione in eta', unificando e saldando gli interventi educativi- conclude Levi- con gli interventi sanitari e con gli interventi sociali sulla promozione della salute". (Wel/ Dire)