(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 gen. - L'abbandono scolastico riguarda quasi la meta' dei giovani stranieri residenti in Italia. E' un "fenomeno preoccupante" che dovrebbe rientrare tra i temi in agenda dei candidati alle prossime elezioni. Lo ha sottolineato il presidente dell'Istat Enrico Giovanni presentando oggi a Roma il rapporto "Noi Italia 2013". "Il 44 per cento dei ragazzi stranieri, alcuni anche di seconda generazione, non finisce la scuola dell'obbligo - afferma - . E' un tema da tenere sotto controllo perche' questi ragazzi non possono essere tenuti in panchina".
Secondo il rapporto, nonostante gli abbandoni, il grado di istruzione della popolazione straniera si conferma piuttosto elevato. Nella popolazione tra i 15 e i 64 anni, la quota degli stranieri con un titolo di studio fino alla licenza media e' pari nel 2011 al 49,9 per cento; il 40,9 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 9,2 per cento una laurea. "Una parte consistente dei migranti giunti in Italia e' dunque in possesso degli strumenti culturali che sono alla base di un processo migratorio rivolto al miglioramento delle condizioni di vita", si legge nel documento .Per quanto riguarda la popolazione totale in Italia, sebbene il fenomeno degli abbandoni scolastici sia in progressivo calo, si e' ancora lontani dagli obiettivi europei: nel 2011 la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi e' pari al 18,2 per cento. L'incidenza degli abbandoni e' maggiore per la componente maschile rispetto a quella femminile e riguarda soprattutto regioni come la Sardegna e la Sicilia.
Per quanto riguarda la situazione della scuola in Italia, l'Istat sottolinea che nel 2010 la spesa in istruzione e formazione e' il 4,5 per cento del Pil, valore piu' basso di quello dell'Ue27 (5,5 per cento). Nel 2011 il 44 per cento circa della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media inferiore come titolo di studio piu' elevato, un valore molto distante dalla media Ue27 (26,6 per cento). Fra i 18-24enni il 18,2 per cento ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore, contro il 13,5 per cento dei paesi Ue: tra i giovani stranieri l'abbandono scolastico raggiunge il 43,5 per cento. Inoltre, i dati piu' recenti sul livello delle competenze (indagine Pisa dell'Ocse) mettono in luce una situazione critica per gli studenti italiani in tutte le literacy considerate e collocano il nostro Paese agli ultimi posti nella graduatoria dei 25 paesi Ue partecipanti alla rilevazione. La permanenza dei giovani all'interno del sistema di formazione, anche dopo il termine dell'istruzione obbligatoria, e' pari all'83,3 per cento tra i 15-19enni e al 21,5 per cento tra i 20-29enni. La media Ue21 nelle due classi considerate e' lievemente piu' alta (pari rispettivamente a 86,7 per cento e 27,4 per cento): di conseguenza, l'Italia si pone in una posizione intermedia nella graduatoria dei paesi europei. Il 20,3 per cento dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente). Nonostante l'incremento che si osserva nel periodo 2004-2011 (+4,7 punti percentuali), la quota e' ancora molto contenuta rispetto all'obiettivo del 40,0 per cento fissato dalla strategia europea "Europa 2020". Nel 2011 sono piu' di due milioni i cosiddetti NEET, cioe' i giovani tra i 15 e 29 anni non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo ne' impegnati in un'attivita' lavorativa (il 22,7 per cento del totale), un valore fra i piu' elevati in Europa. Significativa e' anche la differenza di genere, con una percentuale del 20,1 per cento fra i ragazzi e del 25,4 per cento fra le ragazze. Infine, solo il 5,7 per cento degli adulti e' impegnato in attivita' formative, un livello ancora ben al di sotto dell'obiettivo stabilito nella "Strategia di Lisbona" (12,5 per cento).
Rispetto alla popolazione straniera residente l'indagine ribadisce che negli ultimi anni e' piu' che triplicata (Censimento 2011). "Nell'ultimo decennio il saldo naturale della popolazione straniera, fortemente positivo, ha parzialmente compensato il saldo naturale negativo della popolazione italiana" - si legge nel rapporto. Al primo gennaio 2012 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia sono poco piu' di 3 milioni e 600 mila, circa 100 mila in piu' rispetto all'anno precedente. Tra il 2010 e il 2011 i flussi di nuovi ingressi verso il nostro Paese hanno subito un brusco rallentamento: i permessi rilasciati durante il 2011 sono 361.690, quasi il 40 per cento in meno dell'anno precedente.
Negli ultimi vent'anni aumentano i permessi di soggiorno per motivi familiari, passando dal 12,8 per cento al 31,1 per cento del totale. Cresce anche la quota di minori non comunitari presenti in Italia, dal 21,5 per cento del 2011 al 23,9 per cento dei cittadini non comunitari nel 2012. Tale quota e' piu' elevata nel Nord che nel Mezzogiorno (rispettivamente 25,4 per cento e 19,2 per cento). Le forze di lavoro straniere rappresentano il 10,2per cento del totale. Il tasso di occupazione degli stranieri e' piu' elevato di quello degli italiani (66,2 per cento a fronte del 60,7 per cento), come anche il tasso di disoccupazione (rispettivamente 12,1 per cento e 8,0 per cento). Il tasso di inattivita' della popolazione straniera e', invece, inferiore di quasi dieci punti percentuali a quello della popolazione italiana (29,1 per cento contro 38,6 per cento).
(Wel/ Dire)