ADOZIONI DA PARTE DI COPPIE GAY, E' SCONTRO TRA I PEDIATRI
DUE LE RICERCHE SCIENTIFICHE PRO E CONTRO: APA NEL 2004, REGNERUS NEL 2012.
(DIRE - Notiziario minori) Roma, 15 feb. - Puo' essere legittimo parlare di 'genitore 1' e 'genitore 2' anziche' di mamma e papa'? Una famiglia omoparentale puo' garantire il benessere psicofisico di un bambino? A confrontarsi e scontrarsi sulle adozioni da parte di coppie gay non sono stati i politici ma i pediatri, che in questi ultimi giorni hanno riempito di commenti il forum della Cipe (Confederazione italiana pediatri). Il dibattito e' partito da un appello che un medico dell'associazione Peter Pan, Giovanni Bonini, ha rivolto al mondo scientifico in difesa dell'integrita' affettiva e psichica del minore. "Non pensiamo che basti l'amore e l'affetto per creare un psiche sana, ci vogliono anche chiarezza nei ruoli- ha spiegato- e noi pediatri sappiamo tutti molto bene che la confusione, l'incertezza e la doppiezza al bambino fa molto male. Il minore per formarsi ha bisogno di regole certe, condivise. Con questo mio appello invito tutti i pediatri e le comunita' scientifiche alle quali lo invio (Sip, Fimp, Cipe, Acp) ad una costruttiva discussione sull'argomento e all'opportunita' di una posizione chiara e decisa e non supina al volere del relativismo etico". Non sono mancate le reazioni immediate alle riflessioni del pediatra, che si sono schierate attorno a due ricerche scientifiche citate nel forum. La prima pubblicata nel 2004 dall'American psycological association (Apa), che ha analizzato 59 piccoli studi, seguendone l'evoluzione in un arco temporale di 30 anni e concludendo che i figli di genitori omosessuali non sono svantaggiati rispetto a quelli di coppie eterosessuali. La seconda, invece, che contrasta nettamente la tesi precedente, e' stata elaborata l'anno scorso dal sociologo dell'Universita' del Texas Mark Regnerus, che ha preso in esame 2.988 persone tra i 18 e i 39 anni, compresi 163 adulti cresciuti da coppie di mamme lesbiche e 73 adulti cresciuti da padri gay, con l'intento di analizzare le nuove strutture famigliari americane. In particolare il sociologo ha dimostrato che il 12% dei soggetti analizzati pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), il 40% (contro il 13%) e' piu' propenso al tradimento, il 28% e' disoccupato (contro l'8%), il 19% ricorre alla psicoterapia (contro l'8%). Inoltre, secondo Regnerus, i ragazzi che vivono con genitori gay sono piu' spesso seguiti dall'assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie eterosessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l'8%) e infine sono genericamente meno sani, piu' poveri, piu' inclini al fumo e alla criminalita'.
Entrambi gli studi hanno subito delle critiche. Quello dell'Apa e' stato screditato da una ricercatrice della Lousiana State University, Loren Marks, attraverso un articolo pubblicato sulla rivista scientifica 'Social science research'. In effetti la studiosa ha "considerato le affermazioni dell'Apa non giustificate, evidenziando nella ricerca- ha sottolineato una pediatra intervenuta nel forum- la mancanza di un campionamento omogeneo e di gruppi di confronto, la presenza dati contraddittori, l'assenza di anonimato dei partecipanti alla ricerca, una portata limitata degli esiti dei bambini studiati e la scarsita' dei dati sul lungo termine". Ma Andrea Vania, responsabile del centro di dietologia e nutrizione pediatrica nel dipartimento di pediatria e neuropsichiatria infantile del Policlinico Umberto I di Roma, ha precisato che sulla ricerca dell'Apa "oltre meta' degli studi (per l'esattezza il 56%) non sono privi di popolazione di confronto, al contrario sono riferiti alla comparazione tra famiglia tradizionale e famiglia omogenitoriale". Ma il pediatra non si e' limitato a citare il lavoro del 2004, ha ricordato anche altre ricerche che non fanno riferimento solo a coppie gay che hanno adottato bambini, ma anche a coppie che hanno fatto la fecondazione assistita, nel caso delle lesbiche, o la surrogacy nel caso dei gay, o ancora a coppie omosessuali che crescono figli che uno dei due ha avuto da una precedente relazione eterosessuale. Quindi, Vania ha ricordato il "recente lavoro (2009) dell'American academy of child and adolescent psychiatry (Aacap). Uno statement specificatamente pensato nell'interesse del corretto sviluppo del bambino che sostiene che 'Non ci sono prove a sostegno della tesi per cui genitori con orientamento omosessuale siano di per se' diversi o carenti nella capacita' di essere genitori, di saper cogliere i problemi dell'infanzia e di sviluppare attaccamenti genitore-figlio, a confronto con quelli di orientamento sessuale eterosessuale. Da tempo e' stato stabilito che l'orientamento omosessuale non e' in alcun modo correlato a una patologia, e non ci sono basi su cui presumere che l'orientamento omosessuale di un genitore possa aumentare le probabilita' di alcun tipo di disturbo mentale nel figlio. Studi sugli esiti educativi di figli cresciuti da genitori omosessuali, messi a confronto con genitori eterosessuali, non depongono per un maggior grado di instabilita' nella relazione genitori-figli o disturbi evolutivi nei figli'. L'American Academy of Child and Adolescent Psychiatry-ha concluso lo statement- si oppone a ogni tipo di discriminazione basata sull'orientamento sessuale per quanto concerne i diritti degli individui come genitori naturali, adottivi o affidatari'". Di tutt'altra opinione e' invece la Societa' di pediatria preventiva e sociale (Sipps) che considera la ricerca di Regnerus come l'unica valida, per il "suo un impianto metodologico inedito quantitativamente e qualitativamente, sia perche' si basa sul piu' grande campione rappresentativo raccolto sul tema (12.000), sia perche' per la prima volta fa parlare direttamente i 'figli' (ormai cresciuti) di genitori omosessuali". I bambini , secondo il presidente Giuseppe Di Mauro, "hanno una grande capacita' di adattamento, tuttavia, sulla base della letteratura scientifica disponibile, vivono meglio quando trascorrono l'intera infanzia con i loro padri e madri biologici, sposati e specialmente quando l'unione dei genitori rimane stabile a lungo".
(Wel/ Dire)
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