SPESSO GIUSTIFICATA DA TRADIZIONI E APPARTENENZA CULTURALE
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 8 feb. - Una "pratica barbara e nefasta", spesso giustificata dalle tradizioni e dall'appartenenza culturale, ma contro la quale occorre mobilitarsi rafforzando l'attivita' culturale di sensibilizzazione. Cosi' il ministro del Lavoro e Pari opportunita' Elsa Fornero in occasione della Giornata internazionale per il contrasto alle mutilazioni genitali femminili, un rischio che secondo l'associazione 'L'Albero della Vita' e' reale nel nostro paese per 7700 bambine, per lo piu' figlie di immigrati provenienti dai paesi in cui tale pratica e' ancora diffusa. Il convegno e' stato l'occasione per illustrate le finalita' e le modalita' di attuazione dell'''Intesa concernente il sistema di interventi da sviluppare per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili'' approvata il 6 dicembre 2012 dalla Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
In Italia la legge 7 del 2006 prevede, oltre all'aspetto repressivo (chi sottopone una bambina a mutilazione genitale e' perseguibile per legge e rischia da 4 a 12 anni), una serie di attivita' di prevenzione e di sensibilizzazione all'interno di un vero e proprio Piano programmatico. Il secondo piano programmatico, che ha preso il via nel gennaio 2011, ha a disposizione tre milioni di euro, che sono stati distribuiti a livello territoriale sulla base della presenza della popolazione femminile proveniente da paesi a rischio. Il Piano si articola in tre aree di intervento: la sperimentazione di modelli innovativi per l'integrazione e l'accoglienza delle donne vittime di mutilazioni, la realizzazione di corsi di formazione per mediatori culturali e operatori sanitari (e comunque per lavoratori particolarmente esposti a incontrare persone a rischio) e campagne di sensibilizzazione.
La recente risoluzione Onu sulla mutilazione genitale femminile e' stato presentata all'interno del percorso di tutela dei diritti umani costituito anche dalla convenzione di Lanzarote contro lo sfruttamento sessuale dei minori e da quella di Istanbul contro la violenza sulle donne. "Le mutilazioni genitali - dice Anna Serafini, vicepresidente della Commissione parlamentare infanzia e adolescenza - sono il prezzo che le donne pagano per entrare nelle societa' tradizionali ed essere accettate come madri e mogli", un "passaggio che si compie ma "non e' un tratto dell'africanita'", anche perche' con le migrazioni il rischio delle mutilazioni genitali e' diffuso in tutto il mondo.
Andrea Crivelli, dell'Albero della Vita onlus, ha illustrato un dossier da cui emergerebbe che sono 7700 le bambine potenziali vittime di mutilazioni genitali femminili nel nostro paese. Il numero e' basato sulla proiezione alle varie comunita' straniere in Italia dei dati disponibili sull'incidenza delle mutilazioni genitali nei singoli paesi di provenienza, con un taglio del 30% (che andrebbe a scontare il divario generazionale, cioe' la quota di abbandono nella pratica di mutilazione da una generazione alla successiva). Come tutte le altre rilevazioni, si basa di stime la cui attendibilita' e' pero' tutta da valutare. Secondo dati Istat, le bambine figlie di immigrati provenienti da paesi a rischio mutilazione sono 48 mila (0-17 anni), mentre il Miur ne conta a scuola circa 25mila (3-17 anni), ma evidentemente questi sono numeri generali che poco dicono sull'effettivo rischio di subire una mutilazione genitale. Al di la' dei dati, comunque, viene sottolineata l'importanza di fare prevenzione a scuola, di coinvolgere le famiglie dei migranti ma anche le associazioni di stranieri per favorire un approccio interculturale al problema. (Wel/ Dire)