Cismai: "Non si fa nulla per conoscere davvero il fenomeno"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 20 dic. - Fino a vent'anni fa, nel nostro paese, la tutela dei minori era praticamente inesistente. Oggi, dopo una fase molto promettente, che ha visto protagonisti la scuola e i servizi sociali, la crisi ha frammentato servizi e risorse, portandoci a un punto di svolta: o si ricomincia a investire o tutto è destinato a crollare". Parola di Dario Merlino, presidente del Cismai, ovvero il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia, un ente che dal 1993 raggruppa le più importanti realtà nazionali che operano nella tutela dell'infanzia. E che si è riunito a Torino nel tradizionale Convegno sugli stati generali, per fare il punto di una situazione che al momento, a sentire Merlino, non è proprio delle migliori. "A differenza di quanto accade in altri paesi - continua il Presidente - in Italia anche i settori relativi alla tutela dell'infanzia sono stati oggetto di tagli indiscriminati: basti pensare a quanto è accaduto con la scuola, che era per noi un punto d'osservazione privilegiato. Oggi si sa che il fenomeno del maltrattamento esiste, ma non si fa nulla di concreto per conoscerlo davvero.
Non si tengono registri, non si raccolgono dati, non si vuol conoscere la cruda realtà: perché al contraccolpo emotivo poi dovrebbe seguirne uno finanziario. Sapere quali sono i veri numeri del maltrattamento costringerebbe lo stato a stanziare quei fondi che ci vengono negati".
Secondo Merlino, ciò che sappiamo in merito all'abuso minorile "viene quasi esclusivamente da ricerche condotte a livello micro". "Le ricerche sul piano nazionale - precisa - sono sempre più rare: l'ultima che abbiamo condotto insieme a Terres des hommes ha rilevato che in Italia un bambino su cento è in carico ai servizi sociali in seguito a episodi di maltrattamento. Per avere un quadro obiettivo, però, a questo dato va incrociato un sommerso che è enorme: si stima che per ogni caso denunciato ce ne siano otto che restano taciuti".
Casi che, qualora non vengano opportunamente seguiti, finiscono inevitabilmente per far lievitare i costi sociali a carico dello stato. "Il nobel per l'economia James Heckman - continua Merlino - disse che 'ogni dollaro investito in prevenzione equivale a sette dollari risparmiati nel medio termine'. Basta fare mente locale sul fenomeno per capire quanto questa affermazione sia veritiera. Potenzialmente, un bambino maltrattato abbandonato a se stesso è una mina vagante: domani potrebbe andare a gravare sulla Asl, sui servizi psichiatrico o sui Sert; potrebbe intraprendere la strada della criminalità, aggravando i costi del sistema giudiziario o carcerario. Senza contare, poi, il calo di produttività: è ormai dimostrato che chi subisce maltrattamenti senza poterli elabora diviene sensibilmente meno efficiente sul piano lavorativo. Tutto questo rende l'idea della miopia con cui la questione viene affrontata; proprio nel momento in cui avremmo invece bisogno di innovazione, di nuovi strumenti e di maggiori fondi".
E in un convegno che, non a caso, ha per tema "la difesa dei bambini nell'Italia che cambia", non c'è solo Merlino a sottolineare la necessità di dotarsi di nuovi mezzi di prevenzione e contrasto. Valerio Neri, direttore di Save the children Italia, pone ad esempio la questione, paradossale solo in apparenza, di "chi debba proteggere i bambini da coloro che hanno il compito di proteggerli", come "insegnanti, catechisti, educatori o gli stessi operatori di Save the children". Proprio per questo nasce Adulti a Posto una procedura ideata dall'organizzazione per poter essere implementata in ogni situazione o luogo pubblico. Che prevede "un criterio specifico nella selezione del personale; l'adozione di un Codice di condotta rispetto alla tutela dei minori che sia sottoscritto da tutti gli adulti che operano a contatto con loro; la formazione e la sensibilizzazione del personale sul tema dei diritti e della tutela dei minori e la valutazione preventiva dei possibili rischi di abuso relativi al tipo di attività svolta. Oltre, naturalmente, a strumenti operativi come l'adozione di un sistema di segnalazione e risposta del sospetto di abuso, che sia condiviso e conosciuto da tutti gli adulti di riferimento e da tutti i minori beneficiari delle attività"..
E a fargli eco è ancora una volta Dario Merlino, che punta il dito verso il fenomeno del 'maltrattamento istituzionale: "che è ciò che accade - spiega - quando, ad esempio, i minori vengono interrogati con troppa insistenza, magari in contesti sconvenienti come quello scolastico, senza le dovute caute e senza che riescano a capirne davvero il motivo. La cattiva gestione delle denunce può causare ulteriori traumi al bambino: e questo fenomeno è alla base di un diffuso timore a denunciare, che potrebbe portarci dentro un circolo vizioso".
"Per questo motivo - conclude - insistiamo nel dire che non tutti possono fare questo lavoro: è una questione di attitudine personale, oltre che di formazione. La qual'ultima, però, deve essere anch'essa oggetto di aggiornamento e di una profonda revisione. Ma anche per quella, servirebbero più fondi". Fonte: Redattore Sociale (Wel/ Dire)