(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 13 dic. - "Sono un'insegnante di un Istituto tecnico industriale nella provincia di Salerno, paese a rischio anche per dinamiche di bullismo e prevaricazione fra gli studenti e talvolta anche nei confronti di insegnanti. Da alcuni anni noto violenza e soprattutto disinteresse verso qualsiasi contenuto di tipo tradizionale e non. Molte volte ho la sensazione di aver perso i canali di comunicazione con i giovani e non riesco a capire se a causa del gap generazionale o perche' qualcosa sta cambiando. Ho tuttavia la sensazione che aldila' di una ostentata violenza c'e' un grande bisogno d'aiuto e c'e' una grande fragilita', ma che ahime' non riesco ad interpretare. Un grande senso di impotenza e di frustrazione. Mi piacerebbe avere un parere". È la richiesta di aiuto di Maria, raccolta dall'equipe di psicoterapeuti dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma che lavorano allo sportello on line 'Chiedilo agli esperti' di Diregiovani.it.
Probabilmente sono "molti gli insegnanti che si ritrovano di fronte a una nuova generazione che porta con se' il grande smarrimento e gli effetti pesanti della 'crisi' dei nostri tempi- spiegano gli esperti- la professoressa Maria parla di un grande disinteresse nei confronti di contenuti sia tradizionali che non, e in effetti puo' essere difficile appassionarsi a un tema che riguardi il passato quando il proprio futuro e', nel migliore dei casi, nebuloso se non tristemente chiaro. E' molto probabile che l'indeterminatezza trasmessa dal mondo dei grandi evochi una forte paura che, in adolescenza, puo' trasformarsi in rabbia e anche nella ricerca di un colpevole, di un debole, di un capro espiatorio in grado di canalizzare cosi' tanta tensione".
Secondo Magda di Renzo, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e responsabile del Servizio terapie dell'IdO, le bravate dei gruppi di ragazzi sono sempre esistite, ma "cio' che e' certamente cambiato oggi, e che connota l'atto di bullismo, e' la modalita' attraverso la quale viene espressa l'aggressivita'. I rapporti che attualmente uniscono gli adolescenti sono infatti caratterizzati da una maggiore distanza emotiva e questo rende piu' efferata l'aggressione soprattutto nei confronti dei deboli perche' non ci sono quei vincoli affettivi che consentono di moderare la propria istintualita'. Piu' che a 'bravate' quindi oggi assistiamo a veri e propri atti anti-sociali di cui sembra che i ragazzi abbiano perso il senso di responsabilita'".
Tuttavia, nonostante le differenze manifeste tra bullo e vittima, Di Renzo spiega che a livello psichico la dinamica e' piu' complessa ed entrambi condividono, in fondo, "lo stesso nucleo complessuale"; questo perche' anche il bullo, a un livello profondo, puo' esser considerato un insicuro, un individuo incapace di far fronte al suo senso di inadeguatezza a tal punto "da rimuoverlo completamente a favore di una prepotenza che persegue solo il fine della supremazia sull'altro".
Per questo il tema della comunicazione e' molto delicato e l'insegnate nella lettera esprime il dubbio di "aver perso i canali di comunicazione, probabilmente a causa di entrambi le motivazione che lei stessa adduce: da un lato le differenze generazionali che in un'epoca come questa si sentono come non mai (vista ad esempio l'incalzante evoluzione tecnologica) ma dall'altro, di conseguenza, qualcosa sta cambiando- spiega l'equipe dell'IdO- c'e' un linguaggio nuovo, e non ci si riferisce solo a quello parlato (o 'chattato'), ma soprattutto a quello emotivo e affettivo, che e' molto diverso. I moderni mezzi di comunicazione stanno favorendo e alimentando un nuovo modo di sentire le emozioni e noi (adulti) non possiamo non cercare di avvicinarli. Il primo passo da fare- precisano- forse e' proprio quello compiuto dalla professoressa Maria, che di fronte a un senso di apparente impotenza si misura con i limiti di questa 'nuova (im)possibilita' comunicativ'" provando, insieme ad altri adulti, un modo coerente e condiviso di dare risposte a una generazione che ha tante, troppe domande!".
(Wel/ Dire)