(DIRE - Notiziario minori) Roma, 28 set. - Scuola italiana bocciata in internazionalizzazione. E' il giudizio senza appello che arriva dagli 800 studenti intervistati da Ipsos, per il rapporto realizzato per l'Osservatorio nazionale dell'internazionalizzazione delle scuole e la mobilita' studentesca ideato e promosso dalla Fondazione Intercultura con il sostegno di Fondazione Telecom Italia. Lo studio e' stato presentato oggi a Milano.
CINQUE IN PAGELLA - La scuola si becca una piena sufficienza per quanto riguarda la qualita' dell'insegnamento (6,6). Ma quando si parla di aperture sul mondo scatta la bocciatura in primis per la mancanza di conoscenza delle lingue straniere da parte dei docenti non di lingua (voto 5,4), un deficit che, va da se', inibisce l'apertura alle collaborazioni con scuole estere ( voto 5). In internazionalizzazione la scuola si prende dai suoi ragazzi un 4,9. Meglio pensarci da soli: sono sempre piu' numerosi i ragazzi che partecipano a programmi di mobilita' individuale che prevedono da un trimestre a un intero anno scolastico all'estero. Nel 2011 la stima Ipsos del fenomeno era di 4.700 studenti, con una crescita del 34% rispetto al 2009.
Tuttavia, la forza propulsiva di internazionalizzazione voluta e intrapresa da questi adolescenti si arena nel cono d'ombra dell'e'litarismo delle iniziative di mobilita', viste ancora come un fenomeno di nicchia (lo sottolinea il 63% degli intervistati). Strutturalmente la scuola non e' in grado di rispondere a livello quantitativo alla voglia di aprirsi al mondo: se, infatti, il 53% degli studenti afferma che la propria scuola ha organizzato almeno un'attivita' internazionale, a prenderne parte e' meno del 40% di loro. Tra le attivita' organizzate piu' di frequente ci sono gli stage di studio all'estero (28%), i progetti di collaborazione con le altre scuole (26%), gli scambi di classe (25%). I motivi principali della mancata partecipazione degli studenti: il coinvolgimento di un numero limitato di classi (quasi il 50% delle citazioni) la scarsa disponibilita' degli insegnanti (25%), la mancanza di motivazione del ragazzo (15%), l'alto costo (circa il 5%).
PIU' VIAGGI PER TUTTI, PLEASE - Ma cosa renderebbe piu' internazionale la scuola? Gli studenti non hanno dubbi: ai primi due posti l'opportunita' di trascorrere un periodo all'estero (48%) e il sostegno da parte dei docenti (33%). Quello dell'insegnante, secondo i ragazzi, e' difatti un ruolo primario sia per fornire le informazioni in merito alla possibilita' di fare esperienze di studio a carattere internazionale (lo pensa il 77% degli intervistati), sia nell'incoraggiare lo studente a vivere tali esperienze. Peccato che, secondo i giovani intervistati, lo fa solo la meta' dei loro professori (54% degli insegnanti di lingua e 45% di quelli delle altre materie) e ben il 10% li dissuade, addirittura.
MA I GIOVANI SONO SPESSO CONSERVATORI - Secondo l'indagine Ipsos, comunque, spesso anche i giovani sono in verita' dei non-giovani. Suddivisi da Ipsos in sei "cluster" ne deriva che sono di piu' quelli rappresentativi di un universo conservatore e tradizionalista (i conservatori e i demotivati) rispetto ai piu' intraprendenti (determinati e globetrotter): 27% contro 25%. Nel mezzo stanno gli indecisi (i basici e gli individualisti, 22% e 26%), pronti a propendere da una parte o dall'altra, ma mai per decisione propria. Per questa generazione del 2012, diversa in tutto e per tutto da quella "yuppie" della fine dello scorso millennio sembra preferire rintanarsi nelle certezze costruite dai genitori. La lingua straniera? E' solo una materia, piu' che un mezzo di dialogo. I valori piu' importanti? Famiglia (65%) e amicizia (58%), tantoà il successo (9%) non arriva. La scuola? Servira' a ben poco per costruirsi un futuro lavorativo, visto che in Italia il lavoro si trova solo per conoscenze (lo pensa un ragazzo su tre). Dalla ricerca emerge che, tra i ragazzi, sono molto di piu' i "tradizionalisti", cioe' quelli piu' legati al loro territorio, alla sicurezza della propria schiera di amici, rispetto agli "intraprendenti" , cioe' , appunto, gli studenti che si dicono pronti a partire, a conoscere persone di altre culture, a leggere, ascoltare, vedere libri, film, canzoni in una lingua diversa rispetto all'italiano, che sono solo il 25% del totale. E' la generazione del "vorrei ma non me la sento": desiderano una scuola internazionale, ma solo il 2% si afferma di aver studiato/star studiando per un periodo all'estero e, se proprio si decidono a fare questo grande passo, preferiscono la cara e vecchia Inghilterra invece che azzardarsi a solcare l'oceano e arrivare in Asia o in America Latina, amano i viaggi, ma solo il 36% si dice disposto a vivere all'estero per trovare lavoro. Le colpe, dunque, stanno nel mezzo.
(Ami/ Dire)