(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 23 ott. - Secondo il padre ha subito un abuso psicologico pesante ed e' affetta da una sindrome di alienazione genitoriale (o Pas, dall'acronimo di Parental Alienation Syndrome) causata dalla madre, finora non diagnosticata clinicamente e che pero' avrebbe condizionato la ragazzina nella scelta di non vederlo piu'. Secondo la madre una modalita' di approccio da parte del padre ai limiti della tollerabilita', fatta di appostamenti fuori da scuola, sguardi silenziosi da lontano, apparizioni improvvise che avrebbero messo la figlia a disagio. In mezzo, a subirne le conseguenze, un'altra ragazzina contesa tra due genitori separati, vittima silenziosa (e inerme). E la comunita' all'orizzonte, prospettata per lei come unica soluzione possibile dal padre. Della volonta' di quest'ultimo si e' fatto portavoce venerdi' l'avvocato Thomas Del Monte: "Chiederemo che l'affidamento condiviso resti, ma che il collocamento della minore sia a casa del papa' e se per ristabilire l'equilibrio della ragazza sara' necessario che rimanga in comunita' qualche settimana, ben venga".
Il fatto e' tornato di dominio pubblico in una conferenza stampa convocata ad hoc ma l'episodio clou risale a martedi' mattina, davanti a una scuola media di Mestre, quando il rifiuto della ragazzina a tornare a casa con il padre ha scatenato una serie di reazioni a catena, oltre che del padre stesso in primis, anche delle amiche della piccola e di un'insegnante e che si e' conclusa solo con l'arrivo di tre volanti della polizia. Il tira e molla ai danni della bambina, pero' va avanti da anni. Da quando, nel 2005, i due genitori hanno deciso (consensualmente) di separarsi ottenendo l'affidamento condiviso (con una ½suddivisione» del tempo di visita pressoche' identico) ma soprattutto da quando, nel 2010, la situazione e' precipitata al punto da far aprire alla Procura una procedura di decadenza della patria potesta' nei confronti di entrambi i genitori (in ragione del forte disagio della piccola), non ancora conclusa. "Non c'e' ragione perche' mia figlia non voglia piu' vedermi se non il condizionamento psicologico subito dalla madre - ha detto il padre, - nei primi anni dopo la separazione ci siamo sempre visti con regolarita', andavamo anche in vacanza insieme, al mare, come piace a lei. Poi, improvvisamente le cose sono cambiate. A nulla sono serviti i miei tentativi di avvicinarla, e nemmeno gli incontri organizzati negli ultimi mesi estivi dai servizi sociali cui ho partecipato. Ho sempre avuto davanti un muro comunicativo che prima non c'era. Ci parlavamo su skype tutte le sere, ad esempio. Poi sua madre non si e' piu' connessa e io non l'ho piu' vista".
E cosi' e' cominciata, la fase degli appostamenti. Il padre la aspettava davanti a scuola, non le parlava, la osservava da lontano. Qualche volta e' andato perfino a guardarla giocare durante la ricreazione o alle feste di qualche compagno. Fino a che, l'altro giorno, davanti alla nuova scuola le si e' avvicinato, scatenando le sue urla. "Volevo solo salutarla- spiega- mi sono anche presentato all'insegnante, ho detto chiaramente chi ero, non ho altro modo di vedere mia figlia".
Il padre "aveva con se' un registratore con il quale voleva sicuramente registrare le eventuali reazioni della madre- spiega Marika Stigliano Messutti, avvocato della madre- a questo punto noi solleciteremo la Procura perche' la procedura di decadenza della patria potesta' venga chiusa al piu' presto, anche in ragione dell'episodio di questa settimana. In passato e' anche arrivato ad avvicinare alcuni compagni della bambina dicendo loro che non poteva vedere sua figlia per colpa della madre. Stiamo parlando di minori, molto piccoli". Quest'estate su suggerimento dei servizi sociali, l'ultimo estremo tentativo di mediazione. A partire da luglio, con incontri a tre. Che hanno avuto pero' esiti disastrosi. E che si sono interrotti definitivamente a fine settembre. Una spirale senza via d'uscita, quella della ragazzina, nella quale ora solo le procedure giudiziarie dovranno stabilire le responsabilita' ma che ha gia' avuto su di lei degli esiti pesanti. "Ha cominciato a dimostrare la sua sofferenza in molti modi- spiega Messutti- diceva alla madre che sperava che piovesse per non fare la ricreazione in cortile e non trovare fuori il padre ad osservarla". Poi, in una mattina, tutto e' esploso. Il rifiuto della piccola si e' trasformato in una tensione di gruppo, sfociata in altro. E lei e' rimasta li', al centro della scena, piangendo.
(Fonte Il Corriere del Veneto) (Wel/ Dire)