(DIRE - Notiziario minori) Roma, 16 nov. - "Non dipende dal Governo ma dal Parlamento" se la modifica della legge sulla cittadinanza non si fara', "ora la palla passa alla prossima legislatura" ma "l'impegno per la cittadinanza ai bambini stranieri non deve cadere, perche' questi nuovi italiani sono figli della nostra terra e con loro costruiamo il nostro futuro". Il ministro della cooperazione e integrazione Andrea Riccardi, ha espresso cosi', a margine della presentazione oggi a Roma del rapporto "Facce d'Italia" dell'Unicef, il suo rammarico sulla mancata modifica della Legge 91.
"E' un peccato che nel nostro Parlamento ci sia un impasse legislativa a questo proposito lo dico con estremo rammarico, perche' avevamo un'occasione preziosa ma non lo abbiamo fatto, ora pero' e' importante continuare questa battaglia". Cambiare la legge "non e' una questione simbolica- continua il ministro- la cittadinanza sancisce l'appartenenza alla comunita' nazionale". E si tratta di un "problema grosso": "un milione di ragazzi, la meta' dei quali nati nel nostro paese, dovrebbero essere il tema centrale del dibattito, perche' si trovano in una condizione di sospensione". "Non ho capito- aggiunge- perche' la questione non ha acquisito la giusta priorita'". Riccardi ha poi sottolineato che nel nostro paese il numero le acquisizioni di cittadinanza "e' ancora troppo basso: nel 2010 sono state 66 mila, 2/3 in meno della Germania". A fronte di questo pero' la presenza di immigrati nel nostro paese e' un fenomeno che si sta stabilizzando come dimostrano i dati di Caritas e Istat: "al primo gennaio 2012 i minori non comunitari presenti nel paese erano il 24% del totale, cio' significa che il popolo di migranti e' composto per un quarto da giovani. Questi minori non sono figli di stranieri ma sono figli nostri". " Bisogna riconoscere - aggiunge Riccardi - che questo Governo ha contribuito al cambiamento dei toni nel discorso pubblico sull'immigrazione, che prima mi faceva vergognare quando ero all'estero". Ma e' necessario "uscire dall'idea dell'immigrazione come un fatto emergenziale e parlarne in termini di crescita e sviluppo del nostro paese".Secondo il ministro il vero "paradigma dell'integrazione" e' la scuola: "nelle aule di ogni ordine e grado, i ragazzi crescono insieme e si integrano. Ho incontrato studenti di varie scuole, ucraini, arabi, che parlano il dialetto meglio di noi. Ma questi giovani italiani non possono essere considerati giovani italiani. Lo ius sanguinis - aggiunge - non e' piu' adeguato e puo' creare condizioni anche pericolose". (Wel/ Dire)