LA PERCEZIONE RACCOLTA DA INTERCULTURA: GIOVANI ITALIANI PIGRI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 30 mar. - La crisi? "In Italia
e' peggiore che nel mio Paese". Non ha dubbi il 35% di una
selezione degli 800 studenti stranieri tra i 15 e i 17 anni che
attualmente stanno studiando in una scuola del nostro territorio,
accolti gratuitamente da una famiglia italiana per un periodo
compreso tra le poche settimane e l'intero anno scolastico.
Provengono da oltre 50 diversi Paesi di tutto il mondo, dalla
Thailandia alla Cina, dal Brasile agli Stati Uniti, dall'Egitto
alla Finlandia, dal Giappone al Cile e dopo diversi mesi di
permanenza nel nostro territorio hanno imparato non solo la
nostra lingua, ma anche e soprattutto si stanno facendo un'idea
dei vizi e delle virtu' degli italiani.
Il vizio peggiore? Secondo la rilevazione della Onlus
Intercultura per il 50% e' l'inerzia dei propri coetanei italiani
che, nonostante la difficile congiuntura economica e l'attuale
30% di disoccupazione giovanile, sono ancora in pochi, seppur in
crescente aumento, quelli che decidono di studiare altre lingue
o fare piccoli lavori. All'opposto, la virtu' a cui va il plauso
di uno su cinque di loro (il 20%)e' l'altruismo, tradotto proprio
nel generoso gesto di accoglienza da parte della loro famiglia
ospitante che ha aperto le porte della propria casa come se
fossero proprio i loro figli.
E per quanto concerne la riforma del mercato del lavoro? E'
gia' una realta' per molti di loro, visto che il 42% vede il
proprio futuro lavorativo senza posto fisso ma, al contrario, in
continua evoluzione e in viaggio per Paesi di tutto il mondo. E'
quanto emerge da uno studio sulla consapevolezza della crisi in
Italia da parte dello studente straniero realizzato da
Intercultura, l'Associazione no profit che dal 1955 opera nel
campo degli scambi internazionali di ragazzi delle scuole
superiori. Dallo studio emerge un altro dato significativo:
all'immobilismo dei coetanei italiani, si contrappone la
decisione, presa da parte dell'80% degli studenti stranieri, di
dare un proprio contributo, anche se non richiesto, al bilancio o
della loro famiglia ospitante o della propria famiglia di
origine, visto che i tagli riguardano in particolar modo le
proprie spese personali. Il 17% ha deciso di andare a scuola a
piedi come risposta al caro benzina (anche se Intercultura
rimborsa il biglietto dei mezzi pubblici) e il 18% di acquistare
meno vestiti, il 10% di uscire meno frequentemente la sera, il
12% di essere meno schizzinoso con il cibo.
Infine, il 42% degli studenti stranieri si dimostra d'accordo
con il premier Monti sul tema della mobilita' del lavoro. Alla
domanda "in questo periodo di crisi, quale lavoro pensi sia il
migliore da scegliere al termine dei tuoi studi?" questa e' la
percentuale di chi infatti ha risposto: "qualsiasi, basta essere
disposti a muoversi, all'interno del mio Paese o all'estero",
mentre il 18% sta pensando a un lavoro sociale, in virtu'
probabilmente dall'aver toccato con mano i benefici del
volontariato grazie al quale sono accolti ora in Italia, mentre
l'8% non disdegnerebbe affatto un lavoro statale. L'8% fara' leva
solo sulle proprie forze e si vede consulente esterno e il 7% sta
meditando di tornare ai cari e vecchi lavori pratici e
remunerativi, come quello del'elettricista o dell'idraulico.
(Wel/ Dire)