(DIRE - Notiziario Minori) Milano, 13 mar. - Sull'onda emotiva
provocata dagli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, dal 1992 e' stato creato un "regime differenziato"
per l'ottenimento dei benefici penitenziari. Si sono stabilite
cioe' delle limitazioni e degli obblighi per coloro che sono
condannati per delitti di particolare gravita', indicati
all'articolo 4 bis dell'Ordinamento penitenziario: mafia,
organizzazione terroristica, rapina aggrava ecc. E' il tema
affrontato questo mese dal mensile Terre di mezzo nel numero di
aprile. Nel loro caso il 4 bis determina un "trattamento diverso"
rispetto agli altri ristretti. E a subirne le conseguenze sono
soprattutto i loro bambini. Se infatti il figlio di un detenuto
e' condannato a essere inesorabilmente "figlio di un dio minore",
lo sara' doppiamente se quel genitore ha commesso un reato
previsto dal 4 bis. Come illustrano bene le testimonianze di due
donne detenute alla Giudecca, a Venezia."Ho atteso 20 mesi prima
di parlare con i miei figli e i miei genitori che vivono in
Albania -racconta Mimoza-. Mi sono permesse solo due telefonate
al mese e dopo piu' di un anno e mezzo che non sentivo la loro
voce, poterli chiamare e' stata un'emozione fortissima. Non ero
piu' abituata a sentirmi chiamare mamma, e non e' stato facile".
Poco il tempo, molte le cose da dirsi. "Mi pareva di avere appena
iniziato quando l'agente mi ha detto passate ai saluti -prosegue
Mimoza-. Mia madre mi stava spiegando che cosa era accaduto in
quei venti mesi e non mi ero resa conto che i minuti erano
volati. Non ricordo cosa abbia detto io e cosa loro, ma mi sembra
di non essere riuscita a parlare di nulla in quei dieci minuti:
sono cosi' pochi, soprattutto per quelli come me che hanno la
famiglia tanto lontana". Altrettanto toccante il racconto di
Luminita. "Per due anni ho fatto quattro telefonate al mese,
nonostante fossi in regime di 4 bis. Nei tre istituti dove ero
stata reclusa, infatti, si erano sbagliati. Poi un giorno, se ne
sono accorti e mi hanno tolto le due chiamate di 'troppo'. Ma che
cosa potevo dire a quel punto a mio figlio che ha 12 anni? Che
avevano fatto una legge nuova per cui non potevo piu' chiamarlo
ogni sabato ma solo due volte al mese? E poi che cosa riusciro'
mai a chiedere a mio figlio in venti minuti al mese? Forse solo
come stai, come vai a scuola, e poco altro. E lui, come ha fatto
oggi, mi rispondera': ho capito che sei in carcere, approfitta di
questi pochi minuti, non voglio piu' sentirti piangere..."
(Wel/ Dire)