(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 8 mag. - A 5 mesi dal "terremoto" che ha portato alla rimozione di tutti i vertici della giustizia minorile a Bologna, la situazione e' ancora "drammatica" e "i minori rischiano di passare in secondo piano". A parlare e' Elisabetta Lagana', garante dei diritti dei detenuti, nella seduta congiunta delle commissioni "delle elette" e "sanita' e politiche sociali" riunite per un'udienza conoscitiva sulla situazione del Centro di giustizia minorile e dell'Istituto penale minorile chiesta dal consigliere Francesco Errani.
"Il disastro accaduto e' in corso di accertamento giudiziario- ha detto Lagana'- Nel frattempo l'attuale dirigenza si sta impegnando per ridare senso all'istituto penale minorile, tenendo conto anche della qualita' della vita dei ragazzi". Il problema e' che la dirigenza e' a tempo: hanno un incarico ad interim sia Paolo Attardo, dirigente del Centro di giustizia minorile, che Francesco Pellegrino, direttore del carcere. E l'incarico a termine non e' di aiuto per fare progetti a lunga scadenza. Ecco perche', secondo Lagana', gli enti locali, e in particolare il Comune di Bologna, dovrebbero "sollecitare gli uffici preposti del ministero per chiedere una stabilita' nella dirigenza". E sembra che l'amministrazione comunale si stia muovendo in questa direzione, visto che Amelia Frascaroli, assessore al Welfare, intervenuta in commissione, ha annunciato l'invio di una lettera al ministro della Giustizia, Paola Severino, perche' "nomini in fretta i nuovi dirigenti". E la Regione ha intenzione "di riprendere in mano il minorile come un tema regionale". Se ne parlera' in un tavolo tecnico il 10 maggio.
Intervenuto in commissione, il direttore Francesco Pellegrino ha parlato di una situazione di "estrema criticita'". Ha anche detto che "nonostante ci sia ancora molto da fare, ci sono margini di crescita se riusciamo a compattare tutte le forze presenti all'interno del carcere". L'idea di fare "sistema" tra tutti coloro che operano all'interno (e all'esterno) del carcere minorile e' emersa piu' volte durante l'udienza conoscitiva sia da parte istituzionale che da parte dei volontari che lavorano con i ragazzi. "Non si possono fare interventi frammentari ma servono progetti a breve, medio e lungo termine- ha detto Lagana'-, mettendo in rete tutti coloro che vi operano". Una delle criticita' sottolineate dal direttore del carcere riguarda l'assistenza sanitaria. "Da dicembre sono cambiati 5 medici- ha detto in commissione- un turnover che costituisce ovviamente un limite e che ci mette in difficolta' anche per delle banalita'". Il motivo, in questo caso, e' dato dalla mancanza di un protocollo tra Regione e Istituto penale minorile per l'assistenza sanitaria (e previsto dall'Accordo Stato Regioni del 2009) senza il quale non e' possibile firmare il protocollo con l'Ausl. "Provenendo dal Sud ero piu' fiducioso rispetto a questo aspetto in una Regione come l'Emilia-Romagna", ha sottolineato il direttore.
La precarieta' non riguarda solo la dirigenza del carcere. Una situazione generalizzata di incertezza, pur nella positivita' delle esperienze di formazione, inserimento lavorativo ed educative, e', infatti, emersa da tutti gli interventi dei rappresentanti delle associazioni e degli istituti che lavorano all'interno del Pratello. In particolare, il regista Paolo Billi che, dal 1998, lavora all'interno del carcere con un progetto di teatro ha sottolineato il fatto che "dopo oltre 10 anni continuo a vivere nell'assoluta precarieta' dei finanziamenti: oggi ancora non so su quante risorse potro' contare per avviare le attivita' tra 2 mesi". Una situazione resa ancora piu' difficile dal fatto che il teatro interno al carcere non e' agibile (e non rientra tra le parti dell'edificio per le quali e' prevista una ristrutturazione) e, attualmente, Billi svolge l'attivita' all'interno della chiesa del minorile. Senza dimenticare che i lavori di ristrutturazione sono iniziati ormai da 10 anni e non sono ancora terminati, creando ancora una volta una condizione di estrema difficolta' per i ragazzi e per tutti coloro che lavorano all'interno della struttura.
Una situazione, quella denunciata da Billi, che riguarda anche tutte le altre realta' che operano dentro al Pratello: dalle insegnanti che fanno lezione ai ragazzi che lamentano "la mancanza di materiale didattico" ai volontari dell'associazione Uva Passa che, pur avendo continuato la propria attivita' anche in questi mesi difficili, hanno sottolineato "la difficolta' di seguire i ragazzi quando escono dal carcere". Il problema del "dopo" e' stato al centro di molti interventi ed e' stato ricordato anche dalla garante. "E' fondamentale fare un lavoro di implementazione con l'esterno - ha detto Lagana' - e dare a questi ragazzi, alcuni dei quali arrivano da Lampedusa e hanno traumi e dolori non elaborati, sostegno psicologico, sociale anche per cio' che riguarda la salute mentale, intesa come dignita' delle relazioni". Il carcere deve essere quindi, l'estrema ratio e "un passaggio che non interrompe quel qualcosa che c'era all'esterno e che, presumibilmente, ci sara' dopo".
Attualmente all'interno del carcere del Pratello ci sono 26 ragazzi (la capienza regolamentare e' di 24 posti), leggermente migliorata rispetto a qualche settimana fa quando erano 29. La stragrande maggioranza (circa il 90%) e' di origine straniera.
Per quanto riguarda, gli agenti di Polizia penitenziaria, dopo l'arrivo di 7 nuove guardie, sono saliti a 34. Un numero che, secondo Pellegrino, "consente di gestire adeguatamente solo un piano dell'istituto". Va ricordato, infatti, che e' attivo solo un piano, il secondo e' chiuso per lavori.
(Wel/ Dire)