NIDI: COPERTURA AL 16%, PER OBIETTIVO UE SERVONO 1,5 MLD
UN POSTO AL NIDO COSTA TRA I 6.500 E GLI 8.500 EURO ALL'ANNO.
(DIRE - Notiziario minori) Roma, 15 giu. - Il costo medio ora/bambino in un nido e' di 4,5 euro. Cio' significa che un posto bambino al nido costa tra i 6.500 e gli 8.500 euro all'anno (considerando un'apertura del servizio di 222 giorni all'anno e di ore giornaliere tra le 6,5 (part-time) o 8,5 (full-time) con differenze tra Nord (4,61 euro) e Sud (3,95 euro) e con costi piu' alti in Toscana (5,26) ed Emilia-Romagna (5,46 euro). Il 18% e' a carico delle famiglie e il restante 82% e' coperto dagli enti locali. La retta media per il tempo pieno varia da 503 euro al Nord ai 269 di Sud e Isole, mentre per il part-time si va da 382 euro al Nord a 202 nel Mezzogiorno. Sono i dati che emergono dall'indagine campionaria nazionale sui costi di gestione, criteri di accesso e tariffe dei nidi in Italia programmata dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza e commissionata nel 2010 dal dipartimento delle Politiche per la famiglia della presidenza del Consiglio dei ministri e dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali all'Istituto degli Innocenti. "Considerando che la copertura media a livello nazionale e' del 16% e che l'obiettivo fissato a livello europeo e' del 33%, sulla base di questi dati e considerando che costruire un nuovo posto nido costa circa 15-20 mila euro - afferma Enrico Moretti, statistico dell'Istituto degli Innocenti - per raggiungere il traguardo europeo servirebbe oltre un miliardo e 500 mila euro". E poi non basta costruire nuovi nidi ma bisogna anche considerare i costi di gestione. Ma visto che le risorse sono poche, come si possono razionalizzare i costi? Le condizioni dei servizi educativi si differenziano anche in base alla titolarita' della gestione (pubblica o privata), con un'economicita' relativa del privato.
Il pubblico si caratterizza per avere criteri di formazione della graduatoria di accesso che tutelano i bambini disabili o svantaggiati, meccanismi di abbattimento della retta (Isee o segnalazione dei servizi sociali), oltre ad avere un costo del lavoro maggiore (e maggiori garanzie) e un'organizzazione (calendario e turni) meno flessibile. Il privato, invece, si caratterizza per avere un costo del lavoro inferiore (e minori garanzie), non accoglie bambini disabili o con problemi sociali e raramente accoglie bambini molto piccoli, ma ha un'organizzazione del lavoro piu' flessibile. Per conciliare "qualita'" ed "economicita'" occorrerebbe integrare elementi del pubblico e del privato. "Ad esempio l'accoglienza di bambini disabili e le garanzie sul lavoro educativo del pubblico con la flessibilita' del privato - continua Moretti - laddove per flessibilita' non si intende precarieta' perche' la qualita' del servizio non si valuta solo in base ai metri quadrati a disposizione o alla mensa ma anche in base al personale educativo". Il problema e', conclude Moretti, "che le risorse sono poche e' tutto molto piu' complicato".
(Wel/ Dire)
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