(DIRE - Notiziario minori) Roma, 8 giu. - Italia a due velocita' sul tema degli asili nido. Nel nostro Paese, infatti, resiste il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud sulla presenza di materne e strutture per la prima infanzia: si assiste in questo modo a regioni settentrionali con alti livelli di assistenza e presenza capillare sul territorio, mentre al Sud il servizio scarseggia e spesso si forzano le famiglie a compiere scelte dolorose. Indubbiamente la crisi finanziaria nazionale gioca un ruolo importante per lo sviluppo del settore, cosi' come la contrazione del mercato del lavoro colpisce in modo particolare le donne, la loro professionalita' e la loro organizzazione della vita familiare.
L'Italia, dal punto di vista dell'assistenza formativa ai piu' piccoli, e' in grave ritardo rispetto agli obiettivi stabiliti dalla Strategia di Lisbona in cui, oltre a essere fissati target per l'occupazione femminile, si chiede agli Stati membri di raggiungere una percentuale del 33% di presenza di bambini dagli zero ai tre anni in asili nido. Da noi la copertura media del servizio e' di circa il 12,7%, percentuale che si abbassa addirittura all'1% in alcune zone del Meridione. Basti pensare al 60% della Danimarca, al 40% dell'Irlanda e al 29% della Francia per avere un quadro problematico della situazione italiana.
Insomma, va trovato al piu' presto un percorso per consentire la crescita dei servizi socio-educativi sia sul piano qualitativo che quantitativo. E soprattutto va trovata una soluzione in comune con il sistema degli enti locali, costretti a ripensare la loro azione a causa della mancanza di risorse e dei vincoli del patto di stabilita'. L'occasione per discutere esigenze, tappe e obiettivi finali arriva dal convegno nazionale in programma in questi giorni a Firenze promosso da Istituto degli Innocenti e Legautonomie, dal titolo 'Asili nido: servizi educativi per la prima infanzia e welfare locale'.
(Wel/ Dire)