SOSPETTIAMO DATABASE IN UNA STANZA dell'ufficio immigrazione DELLA Questura di Roma.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 17 gen. - "Il fotosegnalamento
si e' tradotto in una schedatura su base etnica che va contro le
Convenzioni nazionali e internazionali". E' quanto sostiene Carlo
Stasolla, presidente dell'associazione "21 luglio", impegnata per
la difesa dei diritti dei minori rom, che stamattina ha
presentato un Memorandum preparato per il Comitato per
l'eliminazione della
discriminazione razziale dell'Onu presso Federazione nazionale
della stampa italiana a Roma. "Avanziamo il forte e fondato
sospetto che all'interno di una stanza apposita dei locali
dell'ufficio immigrazione della Questura di Roma ci sia un
database su base etnica - ha denunciato Stasolla -, dove sono
riportati nomi, cognomi e tutti i dati sensibili delle persone
appartenenti alle comunita' rom e sinte di Roma. Un ufficio
tutt'ora presente. Se non verra' rimosso nelle prossime ore lo si
puo' trovare in Questura".
Secondo quanto riporta l'indagine, condotta dall'associazione
tra dicembre 2009 e gennaio 2012, rom e sinti abitanti degli
insediamenti sono stati portati in Questura per il
fotosegnalamento al di la' del loro status giuridico e quindi
anche cittadini comunitari o cittadini italiani. E' stata
misurata l'altezza, raccolte le impronte digitali e in alcuni
casi fotografati anche i tatuaggi. "Abbiamo rilevato che nei
campi chi non era rom non e' stato fotosegnalato - ha spiegato
Stasolla -, mentre chi era rom e' stato fotosegnalato
indipendentemente dallo status giuridico. Anche i cittadini
italiani con carta d'identita' in mano". Un fotosegnalamento che
ha riguardato in due casi, secondo l'indagine dell'associazione,
anche minori con eta' inferiore a 14 anni, ma non solo. "Abbiamo
rilevato casi in cui bambini di cinque anni sono stati
fotosegnalati - ha aggiunto Stasolla -, cosi' come il caso di un
ragazzo di 16 anni in stato vegetativo che grazie all'ausilio
della Polizia e' stato soggetto a tutte le procedure di
fotosegnalamento". Intanto, l'associazione prepara una class
action per fare in modo che i rom possano chiedere la
cancellazione dei propri dati e un risarcimento. "Abbiamo avviato
due azioni legali- spiega Stasolla- una denuncia esposta contro
il Prefetto di Roma sulle fondate possibilita' che esista uno
sportello apposito per i rom, con relativo database; una seconda,
invece, di supporto ad un cittadino rom italiano sottoposto alla
procedura di fotosegnalamento per un'azione risarcitoria. In
questi giorni stiamo approntando una task force che andra' nei
campi per spiegare ai rom cosa dice la sentenza del Consiglio di
Stato e dire loro che chi ha avuto i diritti violati puo'
chiedere gratuitamente una azione risarcitoria attraverso i
nostri legali e chiedere la cancellazione immediata dei dati". Il
risarcimento verra' deciso dai giudici, ha specificato il
presidente della "21 luglio", ma si parla di diverse decine di
migliaia di euro per singolo caso. "Quel che come associazione
abbiamo supportato e' un caso pilota e lo proporremo agli altri
rom. Tutto questo aumentera' il costo del "Piano nomadi": i
nostri amministratori illuminati hanno fatto il danno e ora tocca
pagare il torto fatto".
(Gas/ Dire)