L'EX MINISTRO AUSPICA UN COORDINAMENTO TRA TUTTE LE FORZE.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 21 feb. - "Un tavolo
parlamentare con tutte le forze politiche per scrivere insieme un
articolo" in cui si dice che "i figli d'immigrati nati in Italia
sono italiani anche per legge". E' quanto auspica l'ex ministro
Livia Turco, presidente del Forum Immigrazione del Partito
Democratico, con l'obiettivo di "introdurre lo ius soli per i
nuovi italiani", per "quasi un milione di giovani cresciuti in
Italia che si sentono italianissimi, condividono tutto con i
nostri figli, sono italiani di fatto ma stranieri per legge".
Secondo l'onorevole del Pd, intervenuta a margine del convegno
'E' permesso essere italiani', in Italia "abbiamo una legge sulla
cittadinanza che e' la piu' ostile in Europa nei confronti dei
minori" visto che "si puo' fare domanda di cittadinanza soltanto
se un ragazzo e' vissuto ininterrottamente per 18 anni sul suolo
italiano". Al convegno, organizzato in Palazzo Vecchio dal comune
di Firenze e dai sindacati fiorentini Cgil, Cisl e Uil, e'
intervenuto anche l'onorevole Fabio Granata (Fli), secondo cui e'
"realmente possibile approvare entro la fine di questa
legislatura uno ius soli temperato, non indiscriminato", che
tenga in considerazione della "stabilita' della residenza in
Italia dei genitori e il completamento di un ciclo di studi del
ragazzo". Parole condivise anche da Livia Turco, che approva la
cittadinanza italiana ai figli di stranieri nel caso in cui "una
famiglia di immigrati abbia una carta di soggiorno valida cinque
anni e il loro figlio termini un ciclo scolastico". Al convegno,
moderato dal direttore del Corriere Fiorentino Paolo Ermini,
hanno partecipato anche don Giovanni Momigli, direttore
dell'ufficio pastorale sociale della diocesi di Firenze,
l'assessore all'istruzione del comune di Firenze Maria Rosa Di
Giorgi, Roberto Pistonina, segretario generale Cisl Firenze.
Hanno portato le loro testimonianze le figlie d'immigrati nate in
Italia Nima Sharmahd (iraniana) e Diana Kapo (albanese).
(Wel/ Dire)