GLI SPECIALISTI: SCENDERE A FASCIA 0-6? NO, ALLUNGARLA A 18 ANNI.
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 7 feb. - I pediatri sono pochi
e, allora, meglio ridurre l'assistenza di base solo fino ai 6
anni contro gli attuali 14. La proposta e' circolata al tavolo
delle Regioni, che stanno lavorando al prossimo patto per la
Salute. Qualche tecnico l'ha inserita, guardando alle situazioni
di territori come la Lombardia dove il pediatra e' una figura che
scarseggia, soprattutto fuori dagli ambiti cittadini. E tanto e'
bastato per scatenare la 'rivolta' degli specialisti che gia' da
anni chiedono di aumentare i posti nelle scuole di formazione e
di allungare, semmai, la copertura a 18 anni, "come prevede
l'Organizzazione mondiale della Sanita'". Il ministro Renato
Balduzzi e' finito nel mirino come possibile autore della
proposta, ma si e' subito smarcato: "Il pediatra non sparira'".
Ma per tutta la settimana ha dovuto parare i colpi, insieme al
suo staff, di una categoria indignata, quella dei pediatri che
ora rilancia e chiede che l'assistenza, piuttosto, sia allungata
a 18 anni.
"La proposta e' nata dal fatto che oggi ci sono pochi
pediatri- spiega alla Dire Antonio Gallese, segretario nazionale
dell'Unione nazionale pediatri, Unp- percio' si sta pensando a
qualche escamotage per superare il problema. Sui pediatri e'
mancata una programmazione a livello nazionale. Bisogna
aumentare, o meglio raddoppiare, i posti nelle scuole di
specializzazione. E rivedere il numero chiuso all'universita'".
Al giorno d'oggi la carenza maggiore di pediatri "si sente
soprattutto nelle aree di campagna- continua Gallese-. C'e'
carenza anche in Lombardia, ma li' hanno risolto, per ora,
aumentando il massimale di bambini per ciascun medico". "Quella
proposta- insiste Giuseppe Mele, presidente della Fimp, la
Federazione dei medici pediatri- e' stata comunque scritta nero
su bianco dai tecnici per questo e' scattato l'allarme. La
mancata programmazione del numero dei pediatri non puo' essere
risolta in questo modo. Anche perche' la sofferenza si registra
specificatamente in alcune regioni come Lombardia o Veneto, in
altre non c'e'". Cosa fare, dunque? "Innanzitutto bisogna
aumentare i numeri dei posti nelle scuole di specializzazione-
dice Mele- basandosi sul turn-over. Poi bisogna ridurre il numero
di anni di specializzazione da cinque a quattro". Un punto,
quest'ultimo, su cui non tutti concordano. Per Mele, poi, va
"alzata la fascia di eta' coperta da assistenza fino ai 18 anni
anche per far si' che poi non ci sia il ricorso all'ospedale. È
una proposta che porteremo ai tavoli tecnici. Martedi'
incontrero' il ministro e la riferiro' anche a lui". "Negli anni
passati- si aggiunge al coro Giuseppe Raiola, coordinatore
internazionale della Magam, Mediterranean and Middle East Action
Group for Adolescent Medicine- si era lavorato ad una proposta di
legge per innalzare la copertura dell'assistenza a 18 anni,
abbassarla a 6 non ha senso. Ridurre l'assistenza e'
irrazionale.A 18 anni i ragazzi non hanno ancora concluso la
loro crescita sia fisica che psichica e c'e' bisogno di
assistenza per loro".
Il pediatra "deve assistere tutti i minori dalla nascita e
fino ai 18 anni- sottolinea Silvano Bertelloni, specializzato in
pediatria e perfezionato in Adolescentologia, presidente della
Sima, Societa' italiana di medicina dell'adolescenza- lo prevede
anche la Convenzione dei diritti dell'infanzia votata all'Onu e
ratificata dal nostro Parlamento. Ma questa disposizione e'
rimasta inattesa, tanto che in alcune regioni c'e' una
incentivazione per chi assiste solo la fascia 0-6 anni. C'e'
disomogeneita' anche nell'assistenza ospedaliera. Ci sono
ospedali dove l'assistenza pediatrica e' fino a 18 anni e altri
in cui si ferma a 14 o 16. Al Nord e' diffuso il ricovero
pediatrico fino a 18 anni, e' il doppio rispetto al Sud". La
proposta di ridurre l'assistenza alla fascia 0-6 anni "ci ha
lasciati molto amareggiati- chiude Marina Picca, presidente della
Sicupp, la Societa' italiana delle cure primarie pediatriche-.
Questa rappresenterebbe la soluzione per la carenza di pediatri e
per raggiungere un ipotetico risparmio di cui non viene
specificata l'entita'. Insomma, con un breve comma, davvero poche
righe, il Patto delle salute decide di sgretolare aspetti
fondamentali per noi pediatri, aspetti che da anni abbiamo
sostenuto e promosso. Come Societa' Scientifica dei Pediatri di
Famiglia non possiamo non esprimere il nostro dissenso di fronte
a queste proposte".
(Ami/ Dire)