(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 14 dic. - Mentre 3 scuole italiane su 4 non hanno ancora adottato norme ufficiali per contrastare il cyberbullismo, i genitori si organizzano tra loro per affrontare il problema. Lo racconta il mensile "Terre di mezzo - street magazine", che sul numero di novembre ha pubblicato un servizio sull'associazione milanese "Icaro ce l'ha fatta", fondata l'anno scorso da oltre 50 persone tra insegnanti, pedagogisti e informatici, tutti genitori. "Il loro obiettivo e' duplice- scrive l'autrice dell'articolo, Rosy Battaglia-: da un lato motivare i ragazzi a un utilizzo consapevole dei social network e delle tecnologie informatiche, dall'altro ridurre il digital divide che separa i figli da mamma e papa', spesso in imbarazzo di fronte a domande su strumenti che non padroneggiano appieno". Qui di seguito, riportiamo ampi stralci dell'articolo. "Parlando con amici e colleghi -racconta il vicepresidente dell'associazione, Stefano Rizzi-, mi sono reso conto che il problema era comune ma nessuno, da solo, sapeva come affrontarlo". A partire da un presupposto: senza una conoscenza adeguata del mondo di internet, lasciare un minore solo davanti ad un computer e' come abbandonarlo per strada. E se gli adulti vengono spesso colti alla sprovvista dall'onda tecnologica che riempie la nostra vita, occorre anche sfatare il falso mito secondo cui i cosidetti "nativi digitali" sappiano gia' tutto del web.
"I giovanissimi hanno una maggiore dimestichezza con l'uso di tablet, smartphone e pc, ma molto spesso non conoscono i rischi che corrono quando navigano su internet, cercano di scaricare programmi free, indicano la propria posizione su Google o Foursquare (il social network basato sulla geocalizzazione gli utenti, ndr), accettano amicizie da sconosciuti nei social network e nelle chat" precisa il presidente dell'associazione, Corrado Lonati. "Per non parlare del lato oscuro della rete -aggiunge Stefano Rizzi, che di lavoro si occupa proprio di sicurezza informatica-: quello che riesce a manipolare i nostri dati personali, distribuisce virus, offre falsi servizi gratuiti e in qualche caso spinge bambini e ragazzi a postare foto ose' o inviarle tramite mms (un fenomeno che, secondo Save the children, riguarda l'8 per cento dei giovani italiani tra i 12 e i 18 anni, ndr)".
Per dissuaderli dall'usare pc e smartphone con troppa disinvoltura, gli esperti di Icaro si sono alleati con presidi e professori sensibili per coordinare incontri gratuiti nelle scuole secondarie milanesi e lombarde. Un'attivita' che, finora, ha coinvolto quasi 2mila persone tra insegnanti, studenti e genitori e che, per far fronte alle numerosissime richieste, ha spinto l'associazione a lanciare Dedalo, un progetto per raccogliere fondi e formare nuovi volontari.
"Non facciamo lezioni frontali, ma cerchiamo di scambiare con i ragazzi le reciproche conoscenze -continua Rizzi-. Da questo confronto, anche i piu' sicuri di se' escono con molti dubbi sui social network che, se usati in modo indiscriminato e senza controllo, annullano la propria privacy". Con la guida dell'associazione, gli stessi studenti elaborano nuove forme per "viralizzare" tra i coetanei le informazioni ricevute. Come il video autoprodotto dagli alunni dell'istituto magistrale Agnesi di Milano, che dopo il brevetto per "volare in sicurezza" nella rete (uno dei tre previsti a seconda della durata degli incontri e del grado di conoscenza raggiunto), hanno realizzato una storia animata per spiegare ai compagni piu' piccoli come, nella grande ragnatela del web, non e' tutto oro quel che luccica. Per informazioni, http://www.associazioneicaro.org/.
(Wel/ Dire)